lunedì 10 gennaio 2011
Se la "narrazione" di Nichi diventa la solita storia...
da "Fare Futuro"
di Federico Brusadelli
E così Nichi Vendola ha scelto. Ha scelto di essere “minoranza”, ha scelto di giocare la carta dell’appartenenza, ha scelto la strada della “identità” e della bandiera, declinata in questo caso nelle forme di un operaismo vecchio stampo e intrinsecamente antiriformista. Tutto questo mentre chiede al Pd di lavorare per mettere in piedi una “coalizione riformatrice” per il paese. E il primo passo è che il governatore della Puglia annuncia la sua presenza davanti ai cancelli di Mirafiori, assieme alla Fiom. Dunque mentre si sforza di costruire un “nuovo racconto” che parli al paese, che unisca e ricompatti un’Italia sfilacciata, mentre elenca sogni e aperture, mentre investe nei suoi “cantieri” postideologici, mentre invoca una nuova stagione per il centrosinistra e per l’Italia, il leader di Sel si ritrova alfiere di posizioni economiche conservatrici e “di parte”. C’è qualcosa di schizofrenico, nelle posizioni di Vendola. Ed è un peccato. Davvero. Perché l’idea di una nuova sinistra “osmotica” e sorridente, nemica dello scontro antropologico e felicemente patriottica (seppure a suo modo), impegnata a ridisegnare i propri confini e i propri contorni, con una nuova classe dirigente e una nuova piattaforma, con il coraggio di chiamarsi “sinistra” e allo stesso tempo di guardare avanti, oltre la fine del Novecento, ecco, quell’idea era bella. Era un buon investimento, per il futuro del nostro paese. Ma davanti ai cancelli della Fiat, il governatore pugliese tradisce quel sogno. Si allontana dall’orizzonte della leadership di un nuovo centrosinistra (contraltare di un “nuovo centrodestra”, si spera) per cedere al richiamo della “riserva indiana”, delle vecchie parole d’ordine. Insomma, la sua “narrazione” si restringe. E rischia di diventare nulla di più della solita, vecchia storia…
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