mercoledì 26 gennaio 2011

L'adolescenza perduta di Helga...


di Marco Mitrugno


Parlare e scrivere della Shoah non è mai facile. Bisogna trovare le parole giuste, per rendere omaggio ai milioni di persone che hanno pagato con la vita l'appartenenza ad una religione, quella ebraica. Da sempre il popolo ebraico è stato perseguitato, non ha mai trovato pace fin dalla diaspora, avvenuta a cavallo dei secoli VIII e VI a.C.
Ma il culmine della persecuzione verso il popolo ebraico è stato raggiunto nel '900, da quando Hitler salì al potere nel 1933, fino alla caduta del regime nazista nel 1945.
Sono tanti i personaggi ed intellettuali, morti e sopravvissuti ai campi di concentramento, di cui potrei scrivere, ma vorrei soffermarmi su una ragazza che non è riuscita ad uscire viva dal lager dov'era stata rinchiusa: Helga Deen.
Helga nacque nel 1925, quando fu arrestata aveva 18 anni, frequentava l'ultimo anno di scuola superiore, che non riuscì a portare a termine. Tutto cominciò quando i Nazisti occuparono i Paesi Bassi: misero in atto una serie di rastrellamenti, che miravano all'arresto di tutti gli ebrei olandesi. Lei era figlia del responsabile dell'ufficio permessi di trasporto della comunità ebraica del luogo, ciò evitò, fino al 1943, la deportazione a tutta la famiglia Deen. L'incubo della deportazione nei lager si concretizzò nel giugno del 1943: Helga e tutta la sua famiglia fu trasferita nel campo di concentramento di Vugh, che si trovava a pochi chilometri dalla città natale dei Deen.
Nel campo di concentramento Helga cominciò a scrivere il suo diario, che descrive tutto quello che vede. La ragazza si rivolge a Kees van den Berg, con il quale ebbe una relazione amorosa e che non rivide mai più. Alcune parole rivolte a Kees sono:"Forse questo diario ti deluderà perchè non contiene fatti. Ma forse sarai felice di trovare me tra queste righe: i conflitti, i dubbi, la disperazione, la timidezza." Nonostante tutto, riuscì ad avere il diario al suo ragazzo insieme ad altri oggetti personali, come una penna stilografica, alcune lettere e cartoline e una ciocca di Capelli. Un mese dopo la deportazione, la famiglia Deen fu trasferita al campo di raccolta di Westerbrok nelle vicinanze di Midden-Drenthe, in seguito vennero inviati nel lager di Sobibòr in Polonia. Qui il 16 luglio del 1943 la'intera famiglia venne uccisa.
Kees van den Berg mantenne segreto il diario fino al 2004, anno della sua morte; in seguito il figlio di van den Berg, Conrad, lo inviò all'archivio storico di Tilburg. Gli scritti di Helga Deen sono stati pubblicati sotto forma di diario: composto da ventun pagine di impressioni e riflessioni di Helga.
Quella della Deen è una storia molto simile a quella ben più nota di Anna Frank: il paese d'origine è lo stesso, anche la forma per comunicare il proprio malessere nei campi di concentramento è identico, quello del diario. C'è, però, una differenza: Anna Frank scrive durante il periodo di clandestinità e di nascondiglio, Helga Deen riesce a scrivere durante la prigionia.
Ricordare una figura come quella di Helga è un modo per rammentare tutta quella gente che non è mai uscita dai lager e tutte quelle persone che sono uscite vive, ma non hanno retto il dolore (come è successo a Primo Levi). Si deve ricordare ogni anno la tragedia che ha vissuto il popolo ebraico, perchè nonostante si conosca la storia, nonostante si viva nel terzo millennio, si notano atteggiamenti antisemiti e niente meglio della memoria può aiutare a sconfiggere questa malattia del mondo.

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