di Marco Mitrugno
LA SENTENZA RIGUARDANTE L’OMICIDIO DI PERUGIA HA ASSOLTO SOLLECITO E LA KNOX. ALL’INTERNO E FUORI DALL’AULA ERANO RADUNATE DUE OPPOSTE “TIFOSERIE”: COSÌ SI RIAPRE LA POLEMICA SULLA SPETTACOLARIZZAZIONE DEI PROCESSI.
Lunedì sera alle 21:45 circa, la Corte d’Appello del tribunale di Perugia si è pronunciata sul caso dell’uccisione di Meredith. Sono stati assolti con formula piena Raffaele Sollecito e Amanda Knox, che adesso sono a casa propria: a Bisceglie Sollecito, a Seattle la Knox. Una vicenda strana, quella di Perugia. Secondo alcuni, sono stati commessi errori da parte dei PM dell’accusa e della polizia scientifica, che hanno condotto le indagini. Di fatto, la sentenza di primo grado è stata sovvertita: Sollecito era stato condannato a 25 anni di reclusione, Amanda a 26 anni. Ora sono tutti e due liberi, “per non aver commesso il fatto” secondo i giudici della Corte d’Appello di Perugia.
Il processo è stato seguito dagli Usa e dall’Inghilterra. Nella terra dello zio Sam giornalisti e sostenitori di Amanda hanno festeggiato, perché, dal loro punto di vista, è venuta fuori la verità. In Inghilterra le reazioni sono state più dure: i vari giornali hanno attaccato la “volpe” Amanda e alcuni magistrati italiani. Ha voluto esprimere la sua opinione ancheDavid Cameron, capo del Governo conservatore di Londra, che ha fatto sapere che non è stata fatta giustizia per Meredith. Sono rimasti delusi anche i familiari della vittima, che si erano costituiti parte civile nel processo. Il fratello di Meredith ha dichiarato che la sua famiglia non è il partito dei colpevoli, quindi accettano la sentenza, ma vogliono che si faccia chiarezza sull’omicidio. Sono state più dure la sorella e la madre di Meredith, che di fatto hanno snobbato Amanda. Intanto i PM dell’accusa hanno fatto sapere che sarà presentato ricorso in Cassazione, quindi il caso è ancora aperto, anche se sembra difficile che i giudici della Cassazione possano condannare nuovamente Raffaele e Amanda.
La sentenza però non ha avuto ripercussioni solo dal punto di vista giuridico. Nell’opinione pubblica c’è stata una divisione, opposte tifoserie: innocentisti e colpevolisti. Appena è stata annunciata la decisione dei giudici di Perugia, fuori dal tribunale è partita una contestazione, contro la decisione. Un mix di “vergogna” e “assassini”, ha ravvivato i momenti appena successivi alle lettura della sentenza. All’interno dell’aula, invece, si respirava un’aria diversa: lì erano accampati gli innocentisti, che hanno accolto con un boato la sentenza, tanto che il presidente della Corte ha dovuto richiamare più volte l’aula all’ordine. Come se non bastasse su Rete 4 era in onda una puntata di Quarto Grado, che seguiva in diretta la lettura della sentenza. Salvo Sottile, sembrava pressoché entusiasta di poter essere uno dei pochi che aveva le immagini in diretta che arrivavano dal Tribunale di Perugia. Sembrava di essere davanti ad una partita di calcio. Sottile si collegava con gli Usa, dove si festeggiava. Come se non bastasse ci si è messo anche Vespa, con Porta a Porta, ma senza il plastico. Gli ospiti erano sempre gli stessi: psichiatri, criminologi, che si battevano tra loro sulla sentenza, se fosse giusta o meno.
Questo è sintomo di un’Italia malata. Tutti fissati con il gossip sugli omicidi, le discussioni (anche accese) su indagati e colpevoli. Una scena già vista altre volte con il caso di Cogne, di Avetrana, di Melania Rea e adesso quello di Perugia. L’italiano medio si aggrappa a questi “spettacoli”, a programmi come Quarto Grado, che sicuramente non offrono un buon servizio, ma fanno ammorbare la gente alla vita di altre persone, che in quello stesso momento vivono gli istanti più brutti della loro esistenza. Forse dovremmo farci un esame di coscienza.
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