giovedì 13 ottobre 2011

Affondo del Pdl sulla legge bavaglio



da Il Patto Sociale


di Marco Mitrugno 


La legge bavaglio voluta dal Pdl, continua il suo iter parlamentare. Nei giorni scorsi si è dimessa la relatrice del disegno di legge, Giulia Bongiorno, parlamentare di Fli. Lo scontro più aspro si è avuto sull’articolo 29 della legge, che di fatto equiparava i blog e i siti non giornalistici alle testate registrate regolarmente. Inoltre un’altra questione che sta accendendo gli animi è quella riguardante il carcere peri giornalisti: l’onorevole Paniz ha chiesto per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni sanzioni penali, che arrivano al carcere. Una manovra politica che piace a pochi, persino all’interno del Pdl c’è chi è perplesso. Ma d’altronde si sa, la riforma sull’uso delle intercettazioni è l’ennesima legge ad personam voluta da Berlusconi, per salvaguardarsi.
Intanto si sta mobilitando il mondo del web: dalle grandi testate giornalistiche a quelle più piccole, dai movimenti di liberi cittadini a “istituzioni” del web come Wikipedia. L’enciclopedia online, è stata chiusa dal 4 al 6 ottobre, per protestare contro il disegno di legge che il Governo sta studiando. Gli utenti italiani non hanno potuto usufruire delle risorse del sito web. Nei social network è scattata la rivolta: su Facebook e Twitter, migliaia di persone hanno espresso la solidarietà allo staff di Wikipedia, ma nessuno conosce il destino di molti siti web. Se la legge riguardante le intercettazioni, dovesse prendere la strada indicata dai deputati del Pdl, molti portali liberi spariranno dallo scenario di internet.
Oltre ai blog, alle enciclopedie come Wikipedia, rischiano anche i giornalisti. Nel 2011 ascoltare proposte come quella dell’onorevole Paniz, fa rabbrividire. Ammesso che ci sia un abuso delle intercettazioni (che esiste ed un problema da risolvere), non si può limitare il mestiere del giornalista, cioè quello di informare la gente. Nell’era del web non si può porre un freno all’informazione. Le notizie si propagano in men che non si dica: lo sa chi legge i giornali online, lo sanno gli stessi politici.
Intanto si è fatto risentire Berlusconi. Il premier, in un videomessaggio, pubblicato sul sito dei ‘Promotori della Libertà’, ha detto che non si dimetterà, poiché in un momento di crisi come questo, il Paese ha bisogno di stabilità politica. Vale a dire che se dovesse andarsene lui, l’Italia cadrebbe in un baratro. In più ha parlato di riforme. Una delle più importanti (tanto per cambiare) è quella della giustizia. Secondo Berlusconi si deve fare in questa legislatura, perché chi verrà dopo di lui ne potrà beneficiare. 

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