giovedì 2 settembre 2010

Chi si droga è un mafioso



DA:"GENERAZIONE GIOVANI"


di Stefano Basilico


Chi si droga è un mafioso. Una frase del genere è forte e può suonare come una provocazione, ma è un pensiero che è comune a molti. Non vogliamo fare i moralisti e ognuno è libero di fare quello che vuole, ma sul fenomeno droga occorrerebbe fare un po’ più di chiarezza, soprattutto tra i più giovani, che usano prevalentemente (ma ahimè, non solo) sostanze leggere, con un’eguale leggerezza di pensiero. Chi non ha mai sentito amici dire “Ma cosa vuoi che sia, è solo una cannetta?”. Qui non vogliamo fare gli inquisitori che dicono di non drogarsi, elencano gli effetti negativi e puntano il dito giudicando chi lo fa. Se uno lo fa avrà i suoi motivi, e non sta a noi dirgli che sbaglia. Però dovete fare attenzione a una cosa, che in molti minimizzano: L’acquisto di sostanze stupefacenti nella quasi totalità dei casi, ingrassa le tasche delle organizzazioni criminali, in particolare mafiose. Se credete che il vostro spacciatore o il ragazzino che trovate all’angolo delle strade vada a raccogliere la vostra roba direttamente dalla piantina, beh, vi sbagliate di grosso. La maggior parte della droga che arriva in Europa e in Italia passa prevalentemente da tre città del continente: Barcellona, Amsterdam e Milano. Anche Amsterdam, si, perché nel paese dove la vendita è legale nei locali autorizzati della città storica, nelle forniture rimangono numerose zone d’ombra. Ovviamente tra i tre mercati c’è un ampio scambio, dal momento che anche le provenienze sono ben diverse: a Barcellona il grosso dei carichi viene dal sud America, per via aerea o navale, mentre a Milano la maggior parte dei traffici viene dal Nordafrica e dall’est, da cui passano il grosso degli stupefacenti della cosiddetta “Mezzaluna d’oro”, la zona in cui si producono le maggiori quantità di droga, soprattutto eroina, compresa tra Iran, Afghanistan e Pakistan. A Milano e nel resto d’Italia, ovviamente, arriva merce anche direttamente dalla Colombia e dintorni, e il controllo di questi flussi è ripartito tra i vari clan mafiosi. Cosa Nostra, Sacra Corona Unita, ‘Ndrangheta e Camorra, come spiega nella sua ultima intervista Paolo Borsellino, investono pesantemente nel traffico di droga, e reinvestono, nel nord Italia e nei paradisi fiscali, le ingenti somme che ne derivano. Il monopolio oggi, appartiene però alle cosche calabresi, che vantano contatti con i Narcos sudamericani, e secondo Nicola Gratteri, giudice della DIA di Reggio Calabria, sono ritenute più affidabili perché con un bassissimo numero di pentiti. Le grandi partite vengono poi distribuite alle organizzazioni minori, e da lì ai singoli spacciatori, alla bassa manovalanza. Quindi il consumatore, sia anche piccolo e che acquisti modeste quantità, da il suo denaro alle mafie. Finanzia, magari senza nemmeno rendersene conto, la costruzione dei bunker per i latitanti, le bombe per intimidire i magistrati, i proiettili dei sicari, le mazzette per i politici, il tritolo che ha ucciso Falcone e Borsellino. Le soluzioni politiche a questo fenomeno, se ci sono, non sono facili da trovare. Ma nella vita quotidiana sarebbe il caso che ognuno di noi, soprattutto i giovani, prima di fare certe cose ci pensino. Senza ipocrisie, falsi moralismi, perché sono il primo a dire che la giovinezza viene una volta sola nella vita. Però si può essere giovani anche con responsabilità, pur divertendosi, e se si sogna che questo mondo cambi, beh, bisogna dare il proprio contributo anche nelle piccole cose.

Nessun commento:

Posta un commento