mercoledì 4 maggio 2011

Berlusconi, la Libia e la Lega...


di Marco Mitrugno

L'Italia bombarda la Libia, la prima missione c'è già stata, a tre giorni dall'annuncio di Berlusconi. C'è da dire che era ora che l'Italia si decidesse ad impegnarsi maggiormente nella questione libica; la vicenda è quasi comica, perchè B. era quello che baciava l'anello a Gheddafi, era quello che era dispiaciuto per Gheddafi, era quello che voleva mediare con Gheddafi, adesso è quello che bombarda Gheddafi. Non è molto credibile e Gb, Francia e Usa se ne sono rese conto molto prima di questa giravolta. D'altronde non si può pretendere molto: il nostro ministro degli Esteri cerca le carte per incastrare Fini, invece di farsi valere in campo internazionale.
L'intervento dell'Italia in Libia è sacrosanto ed è arrivato in ritardo: siamo il paese più vicino alla Libia eppure siamo gli ultimi che hanno deciso di bombardare; siamo il paese più vicino alla Libia, le conseguenze dell'immigrazione sfrenata le paghiamo noi italiani e B. ha atteso il giorno di Pasquetta per prendere una decisione seria.
La favola del berlusconismo sta finendo e lo si capisce da quello che dicono gli intellettuali, giornalisti e diplomatici. Qualche giorno fa a Ballarò, Luttwak ha dichiarato che ora come ora nessuno crede più in Berlusconi, neanche quelli che lui definisce suoi amici.
Intanto la Lega sta storcendo il naso: è contro il bombardamento della Libia e l'Umberto nazionale sta provocando più di qualche mal di pancia a Berlusconi, che se dovesse perdere la Lega, perderebbe di fatto il potere.
Salvini, Maroni e Castelli continuano a sparare a zero su Silvio perchè il Carroccio non è stato interpellato ed adesso il governo rischia davvero, forse rischia più di quanto ha rischiato il 14 dicembre scorso. Tra l'altro la base leghista non ne può più di B., ascoltando Radio Padania sembra di essere ad un comizio dei "famigerati comunitsti", invece sono gli elettori del governo a parlare.
Sarà che i professori rossi sono impegnati ad indottrinare i leghisti e i giovani padani, ma Silvio non gode dello stesso consenso di cui godeva solo fino a qualche anno fa.
Ma dovrebbe farci l'abitudine, perchè, come diceva il buon Giovanni Falcone, ogni fenomeno umano ha un inizio ed una fine. E' la storia.

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