lunedì 23 maggio 2011

Quei giovani pidiellini



di Marco Mitrugno

Tra i militanti di Fli e del Pdl non corre buon sangue. Le prime schermaglie si ebbero quando Gianfranco Fini, un anno fa, alzò la voce contro il sistema berlusconiano, per una serie di motivi, che non stiamo qui ad elencare.
I pidiellini accusano i futuristi di aver tradito il patto con gli elettori o peggio ancora il patto con Berlusconi. Dall'altra parte gli aderenti a Futuro e Libertà, dicono che la loro è una scelta ideale e politica, contro un modo di fare politica, quella del Pdl, che è teocentrica ed anti-democratica.
Ma se a livello di partito i rapporti non sono ottimali, a livello giovanile non si può dire che siano diversi. Nel movimento giovanile del Pdl, la Giovane Italia (che esiste da due anni, ma deve ancora celebrare il primo congresso), è rimasta la frangia più identitaria dell'ex Azione Giovani. Cioè chi non rinuncia ad ammainare alcune vedute che nel 2011 sono anacronistiche, come ad esempio l'anti-americanismo. Sono gli stessi che si salutano con il "saluto del legionario", nonostante la gloriosa storia del Msi sia passata e sono gli stessi, che più di qualche volta non rinunciano ad alzare qualche braccio, per rievocare ricordi del Ventennio che non si sono mai vissuti.
In due parole: i giovani del Pdl non sono in grado di fare la storia, perchè preferiscono essere schiavi di una storia che non è mai stata vissuta. La storia non va dimenticata, al contrario, va insegnata: senza la storia non si conoscerebbero gli errori del passato, non si conoscerebbero le proprie radici e le proprie origini. Conoscere la storia vuol dire essere in grado di costruirne un'altra, non essere schiavi di quella passata.
Molto spesso i ragazzi della Giovane Italia portano avanti campagne che possono essere condivisibili, ma sono poco credibili. Per esempio: le campagne politiche sulla legalità. Come può un movimento giovanile essere credibile su un tema delicato come la legalità, quando nel proprio partito vi è un presidente del Consiglio che pluri imputato, oppure quando nel proprio partito vi sono esponenti come Cosentino, sulla cui testa pende un mandato di cattura.
La buona volontà di tanti ragazzi che credono nel valore della legalità viene snobbata dalla gente, proprio perchè rappresentano un partito che della legalità se ne frega.
Un altro tema è quello della meritocrazia. Molti giovani del Pdl si battono per la meritocrazia in politica e sul posto di lavoro, ma ci rimettono la faccia. Il motivo? Il loro partito è quello che candida nel listino bloccato delle elezioni regionali Nicole Minetti, ex igienista dentale del premier e lo stesso partito è quello che lascia da sola Sara Giudice, in una battaglia importante come quella della raccolta firme anti-Minetti.
Gli stessi ragazzi che difendono la Minetti, sono quelli che si dichiarano non conformi e fuori dal gregge. In questo caso viene in risalto la contraddizione: si dichiarano anti-conformisti, ma sono tra le fila di Berlusconi, che è il leader del conformismo intellettuale. Sono gli stessi che si dicono liberi da ogni schema e da ogni padrone, ma che sono pronti a difendere Berlusconi insieme alla sua corte.
E poi prendono esempio dai dirigenti del loro partito: insultano per strada i ragazzi ex Pdl che hanno aderito a Futuro e Libertà; gli additano come traditori, ma non si rendono conto che i veri traditori sono loro, che hanno buttato valori come la libertà e la dignità.
Quei giovani pidiellini che si dicono portatori sani dei valori e delle tradizioni di destra, ma che in realtà sono solo pedine della scacchiera.

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