martedì 30 novembre 2010

L'elenco di Piero Grasso a "Vieni via con me"




Il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ospite a Vieni via con me, declama il suo elenco.

venerdì 26 novembre 2010

Recuperiamo la figura di Marinetti



di Marco Mitrugno


Filippo Tommaso Marinetti è da sempre un'icona della destra italiana. Molti citano l'artista italiano, ma in pochi conoscono, o meglio, ne condividono il pensiero.
Marinetti nacque nel 1876 ad Alessandria d'Egitto; nonostante i suoi studi di giurisprudenza, ha sempre espresso la sua passione per la letteratura. Letteratura, però, che non doveva essere quella tradizionalista, ostaggio delle accademie e della sintassi, ma libera da ogni schema; infatti il fondatore del futurismo usò il metodo delle "Parole in libertà". Diede vita ad una rivoluzione letteraria e poetica che fu molto criticata ma divenne parte integrante della letteratura italiana. 
Uno degli aforismi del fondatore del futurismo è "Insegniamo la voluttà d'esser fischiati", che fa capire come il movimento culturale non avesse paura delle critiche, per esempio quelle che arrivavano tramite le "serate futuriste".
La forza di Marinetti stava nell'affermare le sue idee progressiste, in un'Italia filo-conservatrice, che tentava di rifiutare ogni tipo di progresso in qualsiasi campo. Sicuramente molte delle idee del poeta erano improponibili negli '10 e '20 ed oggi lo sono ancor di più. Basti pensare che FTM era un fervente oppositore del Vaticano, che dall'artista era visto come un fattore che rallentava il progresso dell'Italia; si può ricordare l'uso, secondo Marinetti, che bisognava fare dei canali di Venezia: riempirli con le macerie dei palazzi antichi e delle chiese per dar spazio alla costruzione di edifici industriali e alla nascita di poli militari.
Queste vedute, come altre (la guerra come igiene del mondo), sono anacronistiche: cosa sarebbe l'Italia  senza le chiese e i palazzi antichi, che fanno parte del patrimonio culturale nazionale? Cosa sarebbe stato il mondo , se tutti, i paesi del globo intendessero la guerra come igiene del mondo?
Riconoscere alcune "falle" nel pensiero marinettiano, non vuol dire che non si possa prendere spunto dallo stesso. 
Credo che un obiettivo molto importante che Futuro e Libertà deve raggiungere, sia quello di rompere completamente con alcuni elementi che lo legano alla vecchia destra.
Questa destra nuova, deve lasciar da parte alcuni simboli tradizionali, che hanno sempre condito la cultura del MSI prima e di AN dopo, a partire da saluti, cosiddetti del legionario e della parola "camerata". Si capisce che per molti hanno un significato molto importante, specialmente per chi ha militati nel FdG, ma sono simboli vecchi, che non rappresentano la nuova gioventù, c'è la necessità di creare un qualcosa di innovativo.
La sciamo da parte quel "triumvirato" di valori come Dio, Patria, Famiglia. Attenzione però, questo invito arriva da un conservatore, ma è arrivato il tempo  di cambiare. I valori della religione, della Patria, della famiglia, devono essere temi centrali della nostra azione politica: l'importanza della nazione e della sua unità, l'importanza della cultura cristiana nella nostra società, l'importanza della comunità familiare. Questi concetti potrebbero essere riadattati: laicità positiva, riconoscimento dei diritti per le coppie di fatto eterosessuali.
L'ottica e il pensiero di Marinetti devono essere presenti nella vita quotidiani di Fli: l'amore per la temerarietà, per l'azione, la volontà di gettare il cuore oltre l'ostacolo, l'essere audaci.
Questi devono essere concetti cardine, affinchè si possa avere una migliore partecipazione all'interno della vita pubblica.
In molti ci hanno criticati: ci dicono che siamo falsi futuristi; ci dicono che il futurismo era tutt'altro. Ma non è vero: il futurismo lanciava sfide difficili e complicate da vincere e noi, insieme al Presidente Fini, abbiamo lanciato la nostra sfida alle stelle.

Io dico:"meglio la Carfagna di Guzzanti"


Posso scrivere un articolo in laude di Mara Carfagna? Ha annunciato le proprie dimissioni da ministro, dal Pdl, dal Parlamento dopo il voto sulla Finanziaria. In un Paese dove non si dimette mai nessuno, a cominciare dal "lider maximo", e dove c'è voluto del bello e del buono per schiodare persino Scajola dalla sua poltrona, non è cosa da poco. Poi Carfagna ha fatto un po' di marcia indietro. Possiamo immaginare le pesanti pressioni e le lusinghe del Pdl. Le auguriamo che sappia e possa resistere.
Comunque si dimetta o no alla fine, ha messo il dito su questioni serissime e fastidiosissime per il suo partito. Ha detto che in Campania «mi viene impedita la possibilità di battermi per la legalità», ha parlato di "guerra per bande" per aggiudicarsi il termovalorizzatore di Salerno e i relativi appalti che stanno finendo nelle mani di Nicola Cosentino, indagato per collusione con i clan camorristi, ha fatto capire che il Pdl si sarebbe ridotto a un comitato d'affari. Altro che "fatti locali", "crisi di nervi", "capricci" come sono stati subito battezzati dai giornali del Cavaliere e dai suoi scherani fra cui si è distinto per cinismo quel fascista travestito da fascista che è Ignazio La Russa col suo latino da avvocato fallito: «De minimis non curat praetor...».
Ma peggio di La Russa si è portato Paolo Guzzanti nell'intervista concessa al nostro Telese. Pieno di livore per uno scazzo che Carfagna ha avuto con sua figlia Sabina che in un comizio a Piazza Navona le aveva dato pubblicamente della puttana. Era normale che Carfagna replicasse, anche duramente. Per Guzzanti le parole di Carfagna diventano invece «ignobili comunicati contro Sabina» (le parole della Guzzanti invece com'erano?). Guzzanti, padre, poi afferma di non voler fare il moralista ma trova il modo di ricordare che Carfagna ha fatto "lap dance" nelle discoteche e ha posato per fotografie osè. «C'è un certo stridore» dice «fra quelle istantanee e l'essere ministro». Ma se fare la "lap" o posare semisvestita non erano qualità per fare politica questo valeva anche prima, quando Carfagna fu eletta in Parlamento e poi fu nominata ministro, in epoche i cui Paolo Guzzanti era ben incistato nel Pdl e non proferì parola, non obbiettò nulla. In ogni caso oggi Carfagna è ministro e va giudicata come tale e non per i suoi precedenti di ragazza immagine o di valletta. E a detta anche delle opposizioni è stata un buon ministro, equilibrato.
Più avanti Guzzanti sorpassa la "questione Carfagna" e impartisce lezioni "urbi et orbi": «Berlusconi ha disossato la dignità delle donne con lo stesso sistema con cui ha disarticolato la democrazia. I due processi sono complementari... Berlusconi è la quintessenza dell'albertosordismo nazionale. Il dramma è che la gente lo segue». E Guzzanti ci ha messo quindici anni per capirlo? E chi, se non Guzzanti, ha seguito Berlusconi in questi quindici anni scrivendo, sul Giornale, articoli di una lascivia laudatoria che non trovano uguali nemeno durante il fascismo. Del resto ai pezzi su commissione sembra avere una certa abitudine. Racconta lui stesso che un giorno gli telefonò il direttore di Panorama, Pietro Calabrese, chiedendogli un articolo elogiativo sulla povera Carfagna perseguitata a causa della sua bellezza. «Mi prestai ed eseguii il compitino». E giornalismo questo o è un mestiere più simile a quello di "Betulla"? Uno che in gioventù ha militato nel Psi, che in seguito è stato craxiano (il che non vuol dire essere stati socialisti, cosa che vale anche per Giuliano Ferrara), quindi berlusconian-cossighiano (un mostro bicefalo, animale quasi unico nella fauna politica), per poi lasciare il Cavaliere per motivi che hanno a che fare più che altro con la sua diletta figliolanza e scoprirsi alla fine liberale, non può dare lezioni di nessun tipo. Tantomeno di morale.
Carfagna mi sembra intellettualmente più onesta. Ha ammesso: «So benissimo che la mia carriera politica è stata calata dall'alto». E bisogna aver capito poco dell'animo femminile per non ritenerla sincera anche quando dice: «Posai per quelle foto e ne sono contenta perché i miei nipotini potranno dire: mamma mia com'era carina nonna da giovane». Nella volgarità del Guzzanti invecchiato malissimo (da giovane, quando lavorava a Repubblica, è stato uno dei migliori inviati della sua generazione) questa frase diventa masturbatoria.
Non so se Mara Carfagna sia appartenuta alla "mignottocrazia" come l'ha bollata Guzzanti rimangiandosi poi tutto per timore di una querela e su diktat di quell'altro vecchio malvissuto che è Fabrizio Cicchitto. Ma a me, oggi, la vera "mignotta" mi pare proprio Paolo Guzzanti.

martedì 23 novembre 2010

Tremaglia:"B. peggio di Salò"


Dalla Repubblica di Salò a Futuro e Libertà. Passando, in oltre sessant'anni di militanza, per il Movimento Sociale, Alleanza Nazionale e il Pdl. Fino al congresso di Perugia, a quella frase sfuggita dalle labbra appena prima di scendere dal palco: «Alla faccia di Berlusconi». È la storia di Mirko Tremaglia, una vita spesa nel nome dell'italianità («è tutta la vita») e dei diritti degli italiani all'estero, a cui riuscì, con una legge approvata il 20 dicembre 2001, a dare il voto. La prima volta, alle elezioni del 2006, con esito infausto per il centrodestra. Al punto che Berlusconi attaccò violentemente il padre della norma, minacciando addirittura di eliminarla. Tremaglia non l'ha perdonato. E oggi si spinge fino ad affermare che l'Italia di Mussolini era «più seria, più italiana» di quella di Berlusconi, a cui va «sicuramente» preferita l'esperienza della Repubblica Sociale. Contrattaccando su tutta la linea: «Berlusconi ha detto che manderà in pensione gli italiani all'estero», ribatte a L'espresso, «ma sarò io a mandare in pensione lui».

Onorevole Tremaglia, chi è Silvio Berlusconi?
È un uomo strano, che vuole essere il primo della classe dappertutto. Ma non si rende conto che deve fare il Presidente del Consiglio, un ruolo che richiede un senso delle Istituzioni oltre che l'intelligenza.

Invece lui non lo fa?
Il presidente del Consiglio deve fare il presidente del Consiglio. E invece fa tutt'altro. Ne fa di tutti i colori. Ad esempio, quando dice che è il più grande presidente degli ultimi 150 anni. Quando fa i suoi giochi di prestigio, anche nella sua vita privata. Ci sono situazioni interpersonali che dovrebbe rispettare. E invece insiste. Ora, io potrei dirle, ma non le dico. Però potrei dirle.

Preferisce alludere.
No, posso dirle che ci sono state delle situazioni di scontro sul piano personale, nei miei confronti, che sono state veramente indecenti. E sulle quali io non ho mai messo lingua. Ho sempre taciuto per non portare i discorsi su un piano miserevole. 


Immagino ci sia di mezzo quando Berlusconi la accusò di aver fatto vincere le elezioni del 2006 alla sinistra...
Io ho fatto delle denunce all'autorità giudiziaria. Che non si è mai pronunciata.

Lei sostiene di aver «portato a compimento la democrazia in Italia» dando il voto a milioni di italiani all'estero. Ma pensa che il nostro sia un Paese compiutamente democratico?
No, e uno dei motivi per i quali ho votato contro la fiducia a Berlusconi alla Camera è stato proprio questo.

Berlusconi è antidemocratico?
Sì. È stato lui a dare il via a una legge per il reato di immigrazione clandestina. Che colpisce i migranti non perché commettono una qualche infrazione, ma per il semplice fatto di essere migranti. Ma se questa regola fosse stata applicata a noi italiani, che siamo arrivati a oltre 90 milioni di migranti, avremmo dovuto essere mandati via. E poi questo governo ha dimenticato gli italiani nel mondo. Su cui Berlusconi ne ha dette di tutti i colori. La mia legge, invece, va modificata introducendo lo scrutinio segreto nelle ambasciate e nei consolati. E il ministero per gli italiani all'estero va ripristinato.

È questo l'unico aspetto antidemocratico del governo Berlusconi?
No, situazioni controverse ce ne sono tutti i giorni, che vengono denunciate da varie parti politiche, non solo da sinistra. Noi dobbiamo ragionare per bene, da italiani. Siamo in una situazione partitocratica che distrugge tutti i diritti degli italiani. Quando ho votato contro Berlusconi apertamente prendendo la parola in Aula ho avuto acclamazioni da tutto il mondo, mai ne ho avute tante. E questo mi riempie di gioia.

Che pensa di chi, in Futuro e Libertà, si dice disposto ad allearsi anche con la sinistra pur di chiudere l'esperienza di Berlusconi in politica?
Dobbiamo fare in modo che se ne vada il governo Berlusconi. Noi votiamo per situazioni che determinano il fatto della sconfitta di Berlusconi. Che poi ci siano gli uni o gli altri non importa. Una volta che non si sconfessano certi principi, certi ideali, per me va bene.

Qualsiasi cosa per farlo cadere, insomma.
Qualsiasi cosa che sia nell'interesse dell'Italia e degli italiani. Questo già assolve da ogni possibile rimorso.

Pensa ci sia il rischio di un ritorno a un sistema autoritario?
Dipende da che cosa si intende, perché sistema autoritario può essere considerato anche quello di adesso. Indubbiamente con il sistema elettorale attuale, secondo cui uno può disporre dei seggi secondo il suo gradimento, diventa veramente pericoloso. Anche se la crisi partitocratica in atto credo non permetta di arrivare a soluzioni di questo tipo.

Quindi esclude...
No, non escludo. Il problema è che si perdono gli ideali, e questo può portare a far sì che entri in scena chi ha più soldi, chi ha situazioni pregresse soprattutto sotto l'aspetto economico.

E dunque alle compravendite di parlamentari.
Questo è un problema. Adesso c'è la faccenda della Carfagna, che insiste per andare via. Ma insistono anche gli altri nel fare operazioni al contrario, verso il Pdl.

Come la Santanchè...
Sì, mi ha fatto persino ridere. Perché lei ha fatto una operazione su un mio amico dell'Argentina, l'onorevole Angeli (Giuseppe, nda). Che è venuto subito dopo da me per giurare eterna fedeltà. Quella operazione l'aveva condotta la Santanchè.

Gli aveva offerto dei soldi?
Questo non lo so.

Uno dei temi fondanti della destra è la legalità. Cosa pensa della recente sentenza su Dell'Utri?
Che le sentenze vanno rispettate. Non si può dire che sono buone solo quelle che ci vanno bene, e sbagliate quelle che non ci piacciono: così è finita la giustizia. Io rispetto la giustizia, anche perché sono avvocato. E poi anche la storia del processo che non si deve fare al presidente del Consiglio è sbagliata.

Era più libera l'Italia di Mussolini o quella attuale?
Era più seria, più italiana quella di Mussolini. Bisogna avere il senso dello Stato, il senso dell'italianità. Anche se sono situazioni estremamente diverse.

Meglio Salò di Berlusconi?
Ah, sicuramente. Nel senso che se lei toglie il discorso di quello che hanno fatto i tedeschi, certamente. Anche se lì la situazione era di guerra, quindi è difficile fare un paragone di questo tipo.

Ma Gianfranco Fini non disse che la Repubblica Sociale è stato il "male assoluto"?
C'è una certa destra che dice che Fini ha tradito il Movimento Sociale, ma sono tutte balle. Io sono sicuro al cento per cento che Fini quella frase non l'abbia mai detta. C'era vicino a Fini una persona che me lo ha riferito.

Cosa ha sbagliato Fini?
Fini ha commesso l'errore della fusione nel Pdl, ha lasciato fare la fusione ai colonnelli. Per fortuna sono riuscito a lasciare fuori il Comitato Tricolore per gli italiani all'estero, di cui sono presidente da oltre quarant'anni.

Ma ora quella nel Pdl è un'esperienza finita. Come direbbe lei, "Alla faccia di Berlusconi".
A Bastia Umbra quando mi è scappata quell'ultima frase si è scatenato l'applauso. Ho detto apertamente che Berlusconi non mi poteva impedire una presa di posizione in favore degli italiani nel mondo, che è coerente con tutta la mia vita politica. Che di quello che ne pensa lui non mi interessa. Lui dice che vuole mandare in pensione gli italiani all'estero? E io mando in pensione lui.

Fabio Chiusi (L'Espresso)

venerdì 19 novembre 2010

Nella lotta alla mafia c'è bisogno di unità


Da "Generazione Giovani"


di Marco Mitrugno


C’era da aspettarselo ed infatti ieri era in prima pagina. Come di consuetudine “Il Giornale” ha fatto partire un’altra campagna, questa volta contro Roberto Saviano. Il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri si sta scatenando contro l’autore di Gomorra, che nella scorsa puntata di “Vieni via con me”, ha affermato che la ‘Ndrangheta ha legami con la Lega. Come tutti sapete è scoppiata una polemica tra Maroni e Saviano, ma ne abbiamo sentito parlare abbastanza. Dunque, il quotidiano della famiglia Berlusconi ha cambiato bersaglio, dopo Boffo, Fini, ora è il turno di Saviano. Il giornalista campano non viene visto come un uomo coraggioso, ma come un avversario politico. Non viene riconosciuto che è una risorsa per la lotta alla mafia, ma viene visto come una minaccia che può rovinare la figura di questo governo. Nessuno mette in dubbio la bontà del lavoro portato avanti da questo governo, dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, ma in queste battaglia più si è meglio è. Sembra una frase fatta, ma non lo è. Ho imparato che la lotta alla mafia e all’ illegalità non deve avere colori politici, perchè per sconfiggere una volta per tutte la malavita c’è bisogno della “rivolta” di un popolo intero. Saviano non fa altro che questo, vuole far conoscere a tutti gli italiani cosa siano realmente la ‘Ndrangheta, Cosa Nostra, la Camorra e la Sacra Corona Unita. Forse il quotidiano di Sallusti vuole far provare a Saviano cosa sia veramente la macchina del fango, non dimentichiamo che il giornalista l’ha duramente criticata nella prima puntata del suo programma. Sgarbi dice che la mafia bisogna combatterla sul campo, non vede Saviano come una persona coraggiosa: forse Sgarbi non sa che Saviano vive costantemente sotto scorta, che rischia quotidianamente la vita. Ma è un uomo coraggioso e si sa, quando si combatte contro la malavita i nemici escono da tutte le parti, anche dalla politica, perchè, non si può negare, le infiltrazioni mafiose c’erano, ci sono e, probabilmente, ci saranno. Se Saviano avesse fatto il nome di un partito di sinistra, la Lega e il Pdl avrebbero plaudito a ciò che avrebbe detto il giornalista. Pensiamo, però, al movimentismo anti mafia dei giovani e degli studenti. A Francavilla Fontana (Brindisi), si è svolta una manifestazione a favore della legalità, dove hanno partecipato più di duemila studenti coraggiosi, che non hanno paura della malavita. La cittadina pugliese è stata teatro di atti vigliacchi, che hanno visto morire un ragazzo di diciotto anni, perchè ha avuto la sfortuna di conoscere un pregiudicato. Non capisco perchè un problema sociale così importante debba essere vittima dei soliti steccati ideologici; contro la mafia bisogna che si formi un fronte comune, ci siamo stancati di vedere le liti su Saviano e sui veri eroi. Avere un ideale comune con il centrosinistra su questo argomento, non significa essere traditori e incoerenti, vuol dire voler bene alla nostra nazione.

martedì 16 novembre 2010

Quando viene criticata la cultura...



Da  "Generazione Giovani"

di Marco Mitrugno


Credevo che dopo la messa in onda della seconda puntata di “Vieni via con me” le polemiche dovessero affievolirsi. Ma in Italia, prima che una polemica si spenga, deve passare molto tempo. In questi giorni si è letto sui giornali e si è sentito ai telegiornali ciò che hanno scatenato gli inviti fatti a Fini e Bersani da parte di Fazio e Saviano, con la rivolta di Masi e tutti i pidiellini. Il programa è andato in onda regolarmente, ha fatto il suo record di ascolti (superando, per fortuna, il Grande Fratello), ma ha continuato a scatenare le polemiche, di tutti coloro che sono contro la buona televisione e contro le figure politiche che sono apparse ieri sera nello studio televisivo. Infatti questa mattina sono comparse su tutti i giornali critiche di ogni tipo ai conduttori e a Gianfranco Fini. Naturalmente tutte queste critiche sono arrivate da un solo partito: il Pdl. Tutto torna, le lamentele sono sempre dette dai soliti Cicchitto e Gasparri, ai quali si è aggiunto il ministro Maroni, che si è sentito colpito dal bellissimo monologo di Roberto Saviano sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia. Gli esponenti del Pdl, però, non si sono accontentati di attacare la trasmissione televisiva, ma se la sono presa anche con Fini che ha letto quali sono i valori di destra.
Andiamo per ordine. Il monologo di Saviano, che ha parlato per mezz’ora, partendo dalla nascita di Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra fino alle infiltrazioni delle cosche calabresi nella politica lombarda. Quando il giornalista ha parlato delle infiltrazioni mafiose nella politica, ha fatto il nome della Lega, scatenando di fatto le ire del ministro Maroni, che ha chiesto un faccia a faccia in tv con Saviano. Naturalmente a dar man forte a Maroni ci si è messo il Pdl con Gasparri che ritiene “condivisibile” l’indignazione del ministro. Siamo alle solite: un giornalista che compie il suo dovere, denunciando gli affari sporchi e illeciti della mafia, che denuncia gli accordi mafia-politica, che invece di essere difeso e tutelato, come dovrebbe fare un governo responsabile, viene attaccato perchè cita un esponente della Lega che avrebbe contatti con ambienti poco raccomandabili. Si segue sempre l’esempio di quella gente che vede nei mafiosi i veri eroi e non ci si rende conto che c’è chi quotidianamente rischia la vita sognando un’Italia migliore. Inoltre Saviano non è uno sprovveduto, cita dei dati che sono estratti dalle varie inchieste. Ma a loro non interessa il lavoro dei magistrati, perchè sono deviati mentali e quindi è tutta un’invenzione. Oltre all’ottimo lavoro di Saviano, viene criticato anche l’elenco dei valori della destra che è stato declamato da Gianfranco Fini. In molti non l’hanno gradito: per Gasparri (c’è sempre lui in mezzo) “è stato come un compito di quinta elementare”; Cicchitto ha definito la trasmissione come un misto tra “settarismo e mediocrità” e naturalmente non poteva mancare il giudizio de “Il Giornale” che parla di apertura della campagna elettorale. Magari loro avrebbero gradito se quell’elenco fosse stato letto da Berlusconi, ma non sappiamo se poi i valori descritti sarebbero stati l’amor di patria, l’etica pubblica e il senso dello stato. E come ha già scritto Gianmario Mariniello aspettiamo che sia invitato il premier e vedremo quale sarà il suo elenco di valori. Questa è l’ennesima prova che in Italia viene criticata anche la cultura.

La destra è...



Per la Destra è bello, nonostante tutto, essere italiani. E’ un piccolo privilegio, perché la nostra Patria, a Palermo come a Milano, ha un patrimonio culturale e paesaggistico che il mondo intero ci invidia.
Anche per questo, essere di Destra, vuol dire innanzitutto amare l’Italia, e aver fiducia negli italiani, nella loro capacità di sacrificarsi, di lavorare onestamente, di pensare senza egoismi al futuro dei propri figli, di essere solidali e generosi.
Perchè, per la Destra, sono generosi i nostri militari che in Afghanistan ci difendono dal terrorismo, come lo sono le centinaia di migliaia di donne e di uomini che ogni giorno e gratis fanno volontariato per aiutare gli anziani, gli ammalati, i più deboli.
E, per la Destra, sono solidali, e meritevoli di apprezzamento, le tante nostre imprese e le tante famiglie che danno lavoro agli immigrati onesti, i cui figli, domani, saranno anch’essi cittadini italiani.
Ma oggi, nel 2010,per crescere insieme, per essere davvero unito, per sentirsi comunità nazionale il nostro popolo non può confidare solo sulla sua generosità. Ha bisogno di Istituzioni politiche autorevoli, rispettate, giuste.
Per questo, Destra vuol dire senso dello Stato, etica pubblica, cultura dei doveri.
Per la Destra lo Stato deve essere efficiente ma non invadente, spendere bene il danaro pubblico senza alimentare burocrazia e clientele.
Per la Destra, è lo Stato che deve garantire che la legge è davvero uguale per tutti, che deve combattere gli abusi e il mal costume, che deve valorizzare l’esempio degli italiani migliori.
Per questo, ad esempio, per la Destra, si dovrebbe insegnare fin dalla scuola, ai più giovani, che due magistrati come Falcone e Borsellino sono davvero degli eroi perché sarà grazie al sacrificio loro e di tanti altri umili servitori dello Stato che un giorno la nostra Italia sarà più pulita, più bella, piu’ libera.
Perché sarà un’Italia più responsabile, più attenta al bene comune, più consapevole della necessità di garantire che chi sbaglia paga e chi fa il proprio dovere viene premiato.
La Destra sa che senza la autorevolezza e il buon esempio delle Istituzioni, senza la autorità della legge, senza una democrazia trasparente ed equilibrata nei suoi poteri non c’è libertà ma solo anarchia, prevalenza della arroganza e della furbizia a tutto discapito della uguaglianza dei cittadini.
Per la Destra, l’uguaglianza dei cittadini deve essere garantita nel punto di partenza, al Nord come al Sud. Per gli uomini come per le donne. Per i figli dei datori di lavoro come per i figli degli impiegati e degli operai.
Da questa vera uguaglianza, l’uguaglianza delle opportunità, la Destra vuol costruire una società in cui il merito e le capacità siano i criteri per selezionare la classe dirigente. La Destra vuole L’Italia un Paese in cui chi lavora di più, e meglio guadagna di più, in cui chi studia va avanti, in cui chi merita ottiene i maggiori riconoscimenti.
Insomma, la Destra vuole un’Italia che ha fiducia nel futuro perché ha fiducia in se stessa. Non la dobbiamo costruire questa Italia migliore: c’è già. Dobbiamo solo far sentire la sua voce. Anche questo è il compito della Destra.

venerdì 12 novembre 2010

Ma con Berlusconi sparirà anche la Berlusconi Generation?

Da "Generazione Giovani"


di Marco Mitrugno


Ma ricordate cos’è la “Berlusconi Generation”? Il tutto nacque con una polemica tra FareFuturo, la fondazione di Gianfranco Fini e Francesco Paquali, coordinatore nazionale del movimento giovanile del Pdl, la Giovane Italia. Pasquali affermò che la “Berlusconi Generation”, ovvero la generazione di giovani del Pdl era più viva che mai, attirata dal cambiamento portato dal premier. Quale cambiamento? Ci aveva promesso la rivoluzione liberale, che non c’è mai stata. Sono pochi gli unici cambiamenti che ha portato: attaccare senza scrupoli la magistratura, dire che è meglio guardare le ragazze che essere gay, avere senatori del proprio partito che affermano che i mafiosi sono eroi. Questo è un cambiamento, ma un cambiamento in peggio. Il Cav. si vanta dell’azione del “Governo del Fare” contro la mafia, arrivando a dire che tutto quello che sta accadendo verso di lui è una ritorsione della malavita, ma allo stesso tempo, quando i giovani chiedono di non far candidare condannati per mafia nel partito, risponde che a deciderlo deve essere il partito e non la magistratura, in poche parole: via libera ai condannati. Però guai a dire che la mafia la combattono realmente magistrati e forze dell’ordine, perchè il merito è suo e quindi tutti a cantare:”Meno male che Silvio c’è”. La “Berlusconi Generation”, è quella che difende il premier dalle accuse sul caso Ruby, Nadia, D’Addario, dicendo che è normale per un uomo guardare le donne e andarci in giro.  Ma a lui è permesso tutto, d’altronde è un gran lavoratore e ogni tanto anche lui ha bisogno di svagarsi; ma non normalmente come fà qualsiasi persona (andando allo stadio, vedere un bel film etc), no! Lui ha bisogno di una bella fanciulla che lo renda felice. E chi se ne importa se tutto ciò rovina l’immagine della nostra nazione, chi se ne importa se la persona che dovrebbe dare esempio di senso civico se ne infischia totalmente, chi se ne importa se per fare il benefattore si arriva a compiere un abuso di potere. La “Berlusconi Generation” è quella che si rassegna a questo mondo che non guarda ai giovani; che si rassegna a questo sistema sbagliato, che permette ad una ragazzetta che è stata “salvata” dal premier di andare in giro con la Ferrari e di festeggiare il suo compleanno in un locale alla moda (ovviamente senza pagare), fregandosene totalmente delle migliaia di altre ragazze, che per pagare gli studi sono costrette a lavorare in un call center per 600 euro al mese. La “Berlusconi Generation” è quella che dice a noi di Generazione Giovani di aver tradito gli ideali. Ma ne siamo sicuri? Noi non abbiamo abbandonato la battaglia per la legalità; noi non abbiamo abbandonato la battaglia per la meritocrazia; noi non abbiamo abbandonato la battaglia per garantire alla cultura maggiori fondi; noi non abbiamo abbandonato la battaglia che vuole mantenere unita la nostra nazione.  Come possono ragazzi che amano la patria, accettare la prepotenza della Lega che marchia con i suoi simboli una scuola pubblica?  Amano l’Italia “romana”, però sono schiavi della Lega, che professa la secessione.  Dicono che i loro eroi sono Borsellino e Falcone, ma non riescono a ribellarsi alle affermazioni di Dell’Utri su Mangano, che a suo dire è un eroe. E voglio  sottolinearlo: questo mio pensiero non vuole allontanare i giovani dalla politica, perchè sono a conoscenza che ci sono ragazzi che fanno politica per pura passione; ma vedere sui profili Facebook delle varie sezioni della Giovane Italia, link e riferimenti con su scritto “Forza Silvio!”, mi fa rabbrividire al solo pensiero, perchè molti di quei ragazzi che (fino a poco tempo fa) rifiutavano l’omologazione, adesso sono come tanti automi. Ma dove sono finiti i vari Atreju, il gabbiano Jonathan Livingston, esempi di libertà e “non-omologazione”?

giovedì 11 novembre 2010

Luca Barbareschi legge il Manifesto per l'Italia



La commovente lettura del Manifesto per l'Italia da parte di Luca Barbareschi alla convention di Bastia Umbra

martedì 9 novembre 2010

Ventun'anni fa vinceva la libertà


Il 9 novembre 1989 è una data che nessuno dimenticherà. Quella data rappresenta la vittoria della libertà sull'oppressione. Quella data rappresenta l'inizio della fine del blocco sovietico e del comunismo, che portò via con se la guerra fredda e l'ombra di una terza guerra mondiale.
Quel muro era il simbolo della guerra fredda, un conflitto che non si è mai combattuto con le armi, ma che ha tenuto col fiato sospeso tutto il pianeta, che da un momento all'altro rischiava di ricadere nell'oblio di un'altra guerra mondiale.
Il 9 novembre 1989 ci fu una grande rivoluzione, guidata soprattutto dai giovani, che erano stanchi di veder prevaricati i loro diritti, erano stanchi vedere la loro terra divisa in blocchi, comunista e capitalista. Il loro sogno si avverò, con quell'azione che riunì l'Europa, che la rese libera dal controllo delle due superpotenze di quel tempo; i giovani tedeschi riassaggiavano il sapore della libertà e riscoprivano quanto dolce fosse il suo gusto. Il gusto di poter esprimere la proprie idea, il gusto di poter uscire di casa liberi dal coprifuoco, il gusto di vivere al meglio la propria privacy senza essere spiati, il gusto di essere tutti riuniti sotto un'unica bandiera.
Quel muro, simbolo del comunismo, che nasceva come forma politica che promuoveva l'ugaglianza sociale, ma che si trasformò in un mostro, che negava i diritti dell'uomo, che toglieva la libertà, che uccideva gli oppositori, che distrusse la meritocrazia e il lavoro individuale, in nome di una lotta di classe che non raggiunse mai il suo obiettivo e che diede ad un'oligarhia che non aveva alcun interesse a risolvere i problemi del popolo.
Ancora oggi ci sono popoli oppressi da altre nazioni: come dimenticare la questione che vede protagonista l'Irlanda del Nord? Come dimenticare la lotta dei monaci tibetani? Come dimenticare il popolo Karen? Facciamo crollare il muro dell'indifferenza, che continua ad essere lì, senza che nessuno lo tocchi.
Raccogliamo l'esempio dei giovani tedeschi, muoviamoci per costruire il nostro futuro, dobbiamo essere protagonisti del nostro tempo, ora più che mai. Abbattiamo tutti i muri che ci circondano: razzismo, omofobia, indifferenza, discriminazione.
Perchè i veri cambiamenti si possono avere solo con la forza di noi giovani.

lunedì 8 novembre 2010

L'avventura è cominciata



L'emozione provata è indescrivibile. Quella vissuta a Perugia, è stata un'esperienza indimenticabile. Ascoltare le parole di Gianfranco Paglia, che è stato accolto con un lungo applauso, di Fabio Granata, di Carmelo Briguglio, di Flavia Perina e di tutti coloro che hanno preso la parola alla convention di Perugia, mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista.
Alla faccia di tutti coloro che ci hanno attaccati e criticati, alla faccia di chi diceva che eravamo quattro gatti. A Perugia si è riunito un popolo, un popolo che vuole bene alla propria nazione, un popolo che vuole costruire il proprio futuro, un popolo che vuole una destra nuova, che si differenzi da quella populista, che guarda avanti e che vuole il bene di tutto il Paese.
Ciò che mi ha colpito, è stato l'entusiasmo dei 1500 ragazzi che hanno partecipato all'assemblea di Generazione Giovani, mossi dalla passione e dagli ideali che ci legano tutti insieme, senza alcun tipo di distinzione.
E' stato costituito il comitato promotore di GG, guidato da Gianmario Mariniello, che porterà la nostra sigla all'appuntamento di Milano. Un riconoscimento che Gianmario merita, dopo aver svolto egregiamente il suo lavoro, dopo aver raggiunto tutti i capoluoghi di regione per promuovere il nostro movimento.
L'intervento più atteso, ovviamente, era quello di Gianfranco Fini, che è stato accolto da un lungo applauso da parte dei ragazzi; un intervento che ha riscosso un grande successo e che, spero, ha reso più grande la voglia di noi ragazzi di impegnarci per il nostro futuro. Il presidente della Camera ha voluto aprire gli occhi a noi ragazzi; ci ha consigliato di stare alla larga da chi dice che bisogna fare "largo ai giovani", perchè "lo spazio i giovani se lo devono creare da soli." Ci ha fatto capire che il futuro dobbiamo riprendercelo noi, con le nostre potenzialità; dobbiamo essere intransigenti nel far rispettare le nostre idee, lasciando da parte gli estremismi; ci ha chiesto di essere anticonformisti e di non inchinarci a ciò che arriva dal palazzo.
I giovani che hanno preso la parola hanno espresso la loro voglia di cambiamento, la voglia di voler cambiare il mondo, che come ha detto Fini, è giusto che si abbia a vent'anni e che non deve sparire con il passare degli anni, perchè è proprio quella voglia che ci permette di trasformare le nostre idee in azioni.
In questa occasione ho avuto la possibilità di conoscere tanta gente, che fino a sabato conoscevo solo grazie al web. Ho avuto il piacere di conoscere tanti ragazzi con i quali si condividono idee, intenzioni e si condividono anche momenti di allegria. Generazione Giovani è anche questo: riesce ad unire tutti i ragazzi d'Italia, senza alcun tipo di discriminazioni tra "terroni" e "polentoni".
Quello che ho visto domenica prima, durante e dopo il discorso di Fini, era un popolo in festa, entusiasmato dalle parole del presidente; parole che hanno risvegliato la voglia di fare politica, la politica con la P maiuscola, che vuole il bene della nostra nazione.
Non ero presente quando l'on. Barbareschi ha letto il Manifesto, ma, non mi vergogno a dirlo, quando è stato riproposto il video mi sono emozionato ed ho capito che ho scelto la strada giusta, la strada della buona politica, la strada degli ideali. Già, gli ideali. C'è chi dice che nella politica di oggi non ci sono più gli ideali. Non è vero: se quella gente fosse stata a Perugia, avrebbe visto diecimila accreditati mossi e scossi dagli ideali.

giovedì 4 novembre 2010

E adesso fondiamo questo movimento giovanile


La convention di Perugia è vicinissima. L'adrenalina e l'entusiasmo sale, saremo protagonisti della nascita del nuovo soggetto politico e del suo movimento giovanile. Personalmente è la prima esperienza e difficilmente la dimenticherò. C'è chi ha vissuto ciò che è successo a Mirabello, ma quello che accadrà a Perugia sarà un qualcosa di totalmente diverso, a partire dall'intervento di Gianfranco Fini, che illustrerà la linea che dovrà mantenere Fli.
Sarà un qualcosa di eccezionale. Gente che si incontrerà per la prima volta, ci saranno persone che si avvicinano alla politica per la prima, ci saranno persone che vorranno sapere quale sarà la strategia di Fli.
Noi giovani daremo vita al nuovo movimento giovanile, che sarà eterogeneo, ognuno potrà esporre le proprie idee, ma saremo tutti una grande famiglia, che vuole immaginare il proprio futuro, che vuole costruire un'Italia migliore, in nome degli ideali che sono stati ben descritti dal sito di Generazione Giovani: Unità nazionale, legalità, giustizia, amore per la patria.
Secondo alcuni dovevamo essere quattro gatti, ma forse c'è qualche gatto che si è unito a noi. Già, perchè dovrebbero essere mille i giovani che si riuniranno sabato sera, per dar vita al movimento giovanile.
E adesso fondiamo questo movimento giovanile. Senza paura, senza alcun tipo di nostalgia, guardiamo con ottimismo al futuro, pensiamo a ciò che vogliamo costruire, usando gli ideali che ci hanno unito.

lunedì 1 novembre 2010

Usiamo il fotovoltaico, ma con intelligenza


Da circa un anno, nella mia terra, la provincia di Brindisi, si sta diffondendo sempre più la creazione di campi di pannelli fotovoltaici. Naturalmente per dare spazio al fotovoltaico, vengono sempre meni campi da adibire alla tradizionale agricoltura. 
Infatti molti proprietari dei terreni che da sempre sono stati utilizzati per coltivare frutta e ortaggi, trovano più conveniente vendere i campi alle aziende che installano il fotovoltaico, perchè si guadagnano quattrini senza il minimo sforzo. Tutto ciò sta deturpando il paessaggio delle nostre campagne, perchè viaggiando per le strade non è più possibile vedere le colture, ma si notano distese immense di pannelli fotovoltaici.
La mia non vuole essere una riflessione critica distruttiva, ma costruttiva; personalmente non sono contro l'uso delle energie rinnovabili, ma chiedo l'uso responsabile e intelligente delle stesse.
I pannelli fotovoltaici potrebbero essere installati sugli edifici pubblici: municipi, scuole, stadi, biblioteche e compagnia cantante. In questa maniera si avrebbe un risparmio notevole di energia elettrica, si rispetterebbe l'ambiente, lasciando i campi delle campagne ai contadini e all'agricoltura. non alle distese di pannelli solari e si attuerebbe un taglio enorme agli sprechi, poichè l'energia viene prodotta "in casa".
Inoltre lo stato potrebbe attivare gli incentivi statali per stimolare i privati ad installare impianti fotovoltaici o impianti di minieolici. Producendo l'energia sulla propria abitazione si rallenta anche la combustione di carbone (in provincia di Brindisi ne sappiamo qualcosa) necessaria per produrre energia eletrrica. In più, se gli impianti di minieolico sono installati in siti che sono ben disposti al vento riescono a sviluppare una produzione annua che oscilla tra i 1000 e i 1800 KWh.
Proprio sull'eolico si potrebbe investire: infatti le pale occupano meno spazio (e non poco) rispetto ai siti di pannelli fotovoltaici; in questa maniera c'è la possibilità di sviluppare le energie rinnovabili e di far continuare a lavorare l'agricoltura.
Se si continuano ad occupare i terreni agricoli con il fotovoltaico, un giorno potremmo andare a comprare i pomodori per fare il sugo, in Cina o in Cile, perchè da noi non potrebbe esserci più spazio per poterli coltivare.
Sono consapevole che la mia idea non è facilmente realizzabile, perchè gli interessi delle aziende che investono nel fotovoltaico sono fortissimi, ma se non si dà il via ad un'azione politica seria, un giorno ci sveglieremo e saremo invasi dai pannelli fotovoltaici e nessuno più potrà godersi le nostre belle campagne.