di Marco Mitrugno
In Spagna la protesta non si ferma. I ragazzi sono agguerriti e l'effetto della loro protesta si è visto con i risultati delle elezioni amministrative che hanno sancito la disfatta del partito socialista di Zapatero.
Da quasi quindici giorni i giovani spagnoli affollano le piazze delle città più importanti della nazione, senza intenzione di mollare la presa. Sono l'ala più a sinistra della base socialista spagnola ma, nonostante la loro collocazione politica, stanno riscotendo un grande successo in molti strati della gioventù iberica. Quello che colpisce è la loro determinazione. Sono accampati e non hanno paura di possibili cariche della polizia, che ci sono state a Barcellona. In Italia il disagio giovanile è pari a quello spagnolo ma, a differenza dei coetanei che si trovano dall'altra parte del Tirreno, i ragazzi italiani sembrano rassegnati allo status quo e lo spirito ribelle tipico dell’età, sembra aver abbandonato la gioventù del 2011.
La colpa non è solo dei giovani, ma qualche responsabilità ce l'hanno anche loro.
La politica italiana non aiuta. Le generazioni giovani si sentono tradite dalla classe dirigente che sembra sempre più arroccata nei palazzi del potere e nelle stanze dei bottoni. Di fatto la gente, e soprattutto i ragazzi, vengono abbandonati a se stessi, in un paese dove per poter far strada bisogna fare a cazzotti. I giovani sono stanchi di vedere politici che si offendono a vicenda, invece di confrontarsi sulle linee programmatiche. Due esempi su tutti. Durante le amministrative i riflettori sono stati puntati su Napoli e Milano. Per quanto riguarda le elezioni meneghine, tutti sono a conoscenza della calunnia di Letizia Moratti verso Pisapia, riguardante il famoso furto d'auto.
Sul fronte napoletano,invece, la diatriba è mediatica dato che De Magistris e Lettieri sono da due settimane in tutti i talk show possibili ed immaginabili. In tutte queste occasioni i candidati si sono scontrati sul piano personale, senza presentare argomentazioni valide su come risolvere il problema rifiuti o quello della camorra.
E' questo modo di fare politica che ha stancato i giovani. Lo si capisce quando si sente parlare un ragazzo o una ragazza tra i diciassette e i vent'anni, sono (in maggioranza) disillusi e rassegnati.
L'unico movimento che riesce ad entrare nella mente dei giovanissimi e a raccogliere da parte di questi ultimi un grande consenso è il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Motivo? La lotta anti-sistema che il comico genovese porta in giro per l'Italia. La lotta contro il sistema che affascina i ragazzi ma che, di fatto, li porta in un vicolo cieco, perché l'unico modo per cambiare una situazione che ristagna è quello di entrare nel sistema e rinnovarlo. Il ‘grillismo’ cavalca l'onda della rabbia giovanile, ma non propone nessuna soluzione nuova ed innovativa. La causa dell'allontanamento dei giovani non può essere solo della politica e della classe dirigente. Una minima responsabilità è anche dei ragazzi. Nessuno crede più nell'impegno civico, molti giovani pensano che mettersi a disposizione della comunità sia ‘roba’ da grandi. Tra molti ragazzi vige la regola ‘sono giovane, quindi devo divertirmi. Di conseguenza, me ne infischio di tutto quello che succede nel mondo’. La gioventù italiana in parte è frenata dalla gerontocrazia, in parte si frena da sola. L'apatia la fa da padrona nelle giovani coscienze. Ciò che si deve combattere è il disinteresse e la disillusione. In molti credono che il futuro verrà regalato a tutti i giovani italiani. Le nuove generazioni non riescono a capire che in un momento critico come questo c'è il bisogno di impegnarsi in prima persona per cercare di cambiare la storia.
Lo ha dichiarato anche monsignor Bagnasco dicendo che i giovani devono avere un sussulto di responsabilità. E i ragazzi italiani stanno rappresentando la gioventù che vuole essere spensierata, libera da ogni tipo di sensato giudizio che ognuno dovrebbe avere, pensando alla propria vita e al proprio ruolo nella società. Basta pensare alle proteste studentesche. Quante volte ci è capitato di vedere gente che non entra nelle scuole dicendo che va a manifestare contro una riforma, ma poi i cortei non li vede nemmeno con il binocolo e va a mangiare nel fast food di turno?
L'esempio della Spagna può essere seguito. I giovani italiani devono manifestare il loro disagio, il loro diritto a riappropriarsi del futuro, c'è bisogno di una vera e propria "rivolta" generazionale. Solo in questo modo le nuove generazioni possono affermare il loro diritto al futuro. Semplicemente, bisogna svegliarsi dal torpore.