sabato 11 giugno 2011

Nucleare e rinnovabili, dialogo e non chiusura ideologica


da Libertiamo.it

di Marco Mitrugno

Manca pochissimo al referendum. La campagna referendaria è stata politicizzata all’ennesima potenza e se ci dovesse essere un’affluenza elevata (come si prevede), sarà perché in molti vedono questo referendum come una battaglia contro Berlusconi.
I quesiti che saranno sottoposti ai cittadini trattano questioni molto delicate, come la gestione dei servizi idrici e il nucleare. Non c’è bisogno di fare proclami su cosa votare, oramai la gente ha le idee chiare [o crede di averle, il che purtroppo per molti è lo stesso, NDR].
Vorrei soffermarmi su un confronto che in pochi hanno fatto: quello tra nucleare e le fonti di energia rinnovabile, in particolare il fotovoltaico. Intanto c’è bisogno di fare chiarezza: chi è a favore della ricostruzione delle centrali nucleari in Italia crede che tramite l’energia nucleare l’Italia potrebbe avere maggiore efficienza energetica, non sarebbe dipendente dalla Francia e l’energia si produrrebbe “in casa” senza spendere fiumi di soldi. Inoltre chi è a favore del nucleare non è ideologicamente contrario alle energie rinnovabili, anzi, secondo molti nuclearisti nucleare e rinnovabili devono essere due strade parallele, che, se percorse in maniera intelligente, porterebbero a più di un risultato positivo.

La contrapposizione ideologica, che invece viene aizzata dagli anti-nuclearisti, non fornisce nessun esito che possa portare ad una risoluzione del problema energetico, perché, mentre da una parte si cerca di dialogare, dall’altra c’è il totale rifiuto di discutere.
Se gli anti-nuclearisti continueranno a fondare le loro campagne sul terrorismo psicologico e non sui fatti, avranno sempre vittoria facile.
Cavalcare la tragedia di Chernobyl non ha più alcun senso, per due motivi: il primo è che l’incidente c’è stato venticinque anni fa, quindi le centrali di allora sono un’altra cosa rispetto a quelle che vengono costruite in questo periodo storico; il secondo motivo è che quella centrale si trovava nell’ex Urss, che, dal punto di vista industriale e tecnologico, era uno dei paesi più arretrati del mondo.
Meno solide ancora sono le fondamenta della polemica nata sullo scoppio dei reattori a Fukushima: in Giappone c’è stato un disastro sismico, non nucleare.
I reattori sono esplosi a causa della potenza del terremoto, non a causa di un malfunzionamento della centrale.
Non si deve poi dimenticare un altro elemento importante: le centrali nucleari darebbero nuovi posti di lavoro ad ingegneri e fisici, che non sarebbero costretti a scappare via dall’Italia perchè il nostro paese non fornisce avanguardie tecnologiche ed energetiche. Oppure vogliamo continuare a vedere i “nostri” cervelli, formati nelle università pubbliche italiane, andare in altri paesi, e portare lì il proprio contributo alla ricerca in questo ambito, perché in Italia, in materia di nucleare, anziché gli scienziati si preferisce ascoltare un anziano cantante con velleità santonistiche?
Un dato che deve far riflettere è quello che riguarda i costi: con il fotovoltaico, nel 2020, si spenderebbero 315,6 euro/Mwh. Con il nucleare di terza generazione 67,4 euro/Mwh.
Bonelli & co. cavalcano la paura della gente, per ottenere un tornaconto elettorale ed ideologico, e lo fanno senza confrontarsi sulle spese che comporta una centrale nucleare, sulla quantità di energia prodotta, insomma sui numeri, sui dati verificabili, sulla realtà.
I promotori del Sì contro il nucleare fondano la loro battaglia sull’uso delle rinnovabili, che non è, in sé, sbagliato, ma che ad oggi non riuscirebbe a garantire l’indipendenza energetica e la soddisfazione del fabbisogno energetico nazionale. Inoltre ci sono molti punti controversi che riguardano i pannelli fotovoltaici. Guardiamo il caso della Puglia e in particolare le campagne del Salento: l’agro delle province di Taranto e Brindisi è stato letteralmente invaso dai pannelli fotovoltaici; si continuano ad installare pannelli fotovoltaici senza alcuna regola e controllo, di conseguenza si deturpa il paesaggio ambientale e si toglie spazio all’agricoltura. In più i carabinieri del Noe continuano a sequestrare campi di pannelli, per alcune irregolarità riscontrate dalle procure.
Il fotovoltaico rappresenta una risorsa solo se viene sfruttato in modo sensato. Quanti edifici pubblici (municipi, uffici, ministeri) usano i pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica? Pochissimi. L’installazione su immobili pubblici sarebbe un modo per abbassare gli sprechi, perchè l’energia sfruttata verrebbe prodotta “in casa”, invece di essere acquistata da Enel o da altre società elettriche.
Da qui deve nascere il confronto tra le due forme di produzione energetica. La contrapposizione ideologica non porta da nessuna parte, ma serve solo a porre limiti allo sviluppo dell’Italia.

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