di Marco Mitrugno
Tutto è partito dalla Tunisia; in seguito è toccato all'Egitto; successivamente è scoppiato il caos in Libia; infine l'ultimo paese contagiato dal "morbo" rivoluzionario è la Siria. I moti di ribellione hanno avuto inizio all'alba del 2011, quando i giovani tunisini decisero di protestare contro il regime autoritario di Ben Ali, che era al potere da più di dieci anni e che limitava le libertà dei cittadini. In questo caso, il passaggio del testimone tra regime e democrazia è parso indolore, visto che non vi è stato spargimento di sangue. Le stesse dinamiche hanno portato al cambiamento in Egitto, dove Mubarak, al potere da più di trent'anni, è stato costretto all'esilio dai vertici militari.
Diversamente, si è sviluppato il processo di democratizzazione in Libia, dove, ormai da più di due mesi, c'è una guerra tra filogovernativi e ribelli; inoltre è intervenuta la Comunità Internazionale, che non poteva restare a guardare impotente.
Infine la Siria: Assad rimane lì dov'è e continua a sparare sui suoi connazionali che protestano contro il suo regime. In questo caso ci sono molte similitudini con quello che sta accadendo in Libia.
Ma c'è una componente comune in tutti i moti: i giovani. Le nuove generazioni nord africane, si sono contraddistinte, sono il pilastro di questa voglia di cambiamento e ciò che stupisce è il modo con il quale è nata la voglia di respirare aria democratica. Queste non sono rivoluzioni sponsorizzate da un qualsivoglia partito politico: è un sentimento nato tramite internet, questa n uova "arma" che nessuno può controllare
Questo è un fenomeno che vede interessata l'Europa ed in particolare l'Italia, vista la vicinanza geografica.
Infatti conseguenza delle ondate rivoluzionarie è stato l'esodo che ha coinvolto i confini marittimi italiani, più da vicino Lampedusa. L'isola siciliana è stata ed è il ponte che collega l'Africa settentrionale con l'Europa. Barconi carichi di immigrati sono arrivati in Italia; barconi carichi di gente che crede di dar inizio ad una nuova vita, in un nuovo mondo, così come accadeva durante gli anni novanta, quando gli albanesi sbarcavano sulle coste pugliesi.
L'esodo ha creato problemi importanti, non solo ai centri d'accoglienza, ma alla politica italiana. Le istituzioni sono state lasciate sole dall'Unione Europea, per una serie di cause; proprio questo isolamento ha portato al collasso delle strutture che si occupano dell'accoglienza e di fatto si è arrivati ad una esasperazione della popolazione, che era stanca di vedere clandestini vagabondare e bivaccare per le strade delle città.
Il problema dell'immigrazione non è di facile soluzione. Qualsiasi posizione che viene assunta è subito criticata, come accade sempre quando gli argomenti di discussione sono così delicati.
Inoltre c'è bisogno di non trovare posizioni estremiste: nè si possono cacciare in blocco, nè si può concedere la cittadinanza a tutti. Sono proposte irrealizzabili perchè: se si decidesse per il primo punto saremmo additati come razzisti; se, invece, si volesse concedere la cittadinanza, l'Italia sarebbe vista come un paradiso terrestre, dove viene concesso tutto. In questo modo si presenterebbe una vera e propria invasione.
L'immigrazione è contemporaneamente una risorsa e un problema. E' un problema perchè i poveri disperati che raggiungono il nostro paese sono convinti di poter avere un tenore di vita, che in questo momento storico non è garantito nemmeno alle famiglie italiane. C'è bisogno di capire quali intenzioni ha chi vuole venire a vivere in Italia: garantire un libero accesso, vuol dire aprire le porte a possibili componenti del terrorismo. Questo non vuol dire che tutti gli immigrati che arrivano in Italia, sono potenziali terroristi. C'è molta gente onesta che ha voglia di integrarsi nel sistema-Italia, lavorando onestamente, non abbandonando le proprie radici, ma rispettando la legislazione e la cultura italiana.
In questi casi il reciproco rispetto, tra le culture che si incontrano, è l'unica soluzione; rispetto che non deve sfociare nella presa di forza da parte di una delle due fazioni, altrimenti si viene a creare un vortice dal quale è impossibile uscire.
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