da Il Patto Sociale
di Marco Mitrugno
I referendum hanno deciso: l'Italia dovrà fare a meno dell'energia nucleare, i servizi idrici non si potranno privatizzare, presidente del Consiglio e ministri non potranno usufruire del legittimo impedimento. Tranne che per il legittimo impedimento, non ha vinto il buon senso ma l'ideologia. Sul nucleare i comitati promotori hanno cavalcato l'onda della paura che si è sviluppata dopo il disastro di Fukushima; per quanto riguarda l'acqua, i promotori hanno costruito il mito della ‘privatizzazione dell'acqua’.
Grazie alla vittoria del SI, anziché diminuire, i problemi ci saranno comunque. Per quanto riguarda la fornitura d'acqua, i cittadini stanno richiedendo che i privati escano dalle società che fanno arrivare l'acqua nelle case degli italiani (vedete i casi di Reggio Emilia e della Puglia).
Il problema energetico, invece, è molto più complicato. L'Italia non ha mai avuto un piano energetico. Il nostro paese sarà costretto a dipendere dalle forniture che vengono prodotte dalla Francia oppure da altri paesi, come la Russia, per quanto riguarda il gas. La vittoria degli anti-nuclearisti non facilita la ricerca di una soluzione, anzi la complica. Parliamoci chiaro: le energie rinnovabili non potranno mai soddisfare il fabbisogno energetico nazionale. Il raggiungimento del fabbisogno con le rinnovabili è impossibile, non perché non si vogliono usare fotovoltaico ed eolico, ma perché significherebbe ricoprire l'intero suolo italiano di pannelli fotovoltaici e pale eoliche.
Sia chiaro, non si è contrari alle energie rinnovabili per partito preso, ma è utile che siano usate con saggezza e che siano coadiuvate ad un'altra fonte di energia. I pannelli fotovoltaici non possono essere installati dove si vuole, ma bisogna individuare punti dove non intacchino il paesaggio. Immaginate le colline della Toscana, che invece di essere coltivate, vengono usate come terreno per il fotovoltaico.
In più bisogna sfatare un altro mito: non è vero che i pannelli solari non inquinano. Il fotovoltaico emette CO2 (anche se le emissioni sono relativamente basse), ma il danno maggiore è quello che il solare fa nel terreno, ovvero il rilascio di silicio nella terra usata per l'installazione del fotovoltaico che, di fatto, rende incoltivabile il suolo.
C'è un dato da tenere presente: per produrre il 20% del fabbisogno elettrico nazionale solo con il fotovoltaico avremmo bisogno di 600 milioni di pannelli solari da 1 mq circa, una cifra esorbitante.
Per questo il posto ideale per il montaggio di impianti fotovoltaici sono gli edifici pubblici e privati. Con l'istallazione sugli immobili pubblici si risparmierebbero migliaia di euro dei contribuenti da destinare ad altri progetti. La politica di qualsiasi livello (europea, nazionale e locale) deve essere promotrice dello sviluppo delle energie rinnovabili. Uno sviluppo che deve essere responsabile, non irregolare come quello che si sta propagando in questo periodo, che fa male all'ambiente e all'economia.
lunedì 20 giugno 2011
martedì 14 giugno 2011
Caso Battisti: oltre al danno la beffa
da Il Patto Sociale
di Marco Mitrugno
Ci risiamo. La questione riguardante Cesare Battisti, ex leader del gruppo terrorista dei Pac, è tornata agli onori della cronaca. Se n'era sentito parlare alla fine del 2010, quando l'ex presidente del Brasile Lula aveva rifiutato la richiesta del governo italiano di estradare Battisti.
Come se non bastasse, il governo carioca ne ha combinata un'altra: oltre alla mancata estradizione, ha liberato Battisti che adesso vuol fare una vita da scrittore, in compagnia della fidanzata 26enne e delle due figlie che sta aspettando dalla Francia. Uno scacco subito dalle famiglie delle vittime uccise da Battisti, che oltre al danno, hanno avuto la beffa. Non potranno vedere l'ex terrorista dietro le sbarre di un carcere italiano, in più adesso sanno che è un uomo libero e che può fare tranquillamente quello che vuole.
Battisti è stato condannato per quattro omicidi. Il primo nell'aprile del 1978: fu ucciso Antonio Santoro, maresciallo della Polizia penitenziaria. A sparare furono Battisti e un complice.
Il secondo nel febbraio 1979: venne ucciso Pierluigi Torregiani, un gioielliere. In questo caso Battisti è stato organizzatore ed ideatore. Nel conflitto a fuoco fu ferito anche il figlio di Torregiani, che da allora è invalido.
Il terzo omicidio fu fatto lo stesso giorno dell'uccisione di Torregiani: Battisti fece da spalla a Diego Giacomin, che fu l'esecutore materiale. Fu ammazzato Lino Sabbadin, un macellaio, che si oppose con le armi al tentativo di rapina.
La quarta uccisione fu quella di Andrea Campagna, agente della DIGOS, che aveva partecipato agli arresti riguardanti l'omicidio Torregiani. L'agguato fu subito rivendicato dai Pac.
Cesare Battisti è stato condannato in contumacia per i quattro omicidi. Evase nel 1981 e visse a Parigi per circa un anno, dove conobbe la donna che successivamente divenne sua moglie.
Il caso scoppia nel 2004 quando l'Italia chiede l'estradizione di Battisti alla Francia, che decise di far tornare l'ex terrorista in Italia. In seguito a questa decisione Battisti si rese latitante e venne arrestato nuovamente in Brasile nel 2007. Il governo brasiliano concesse all'ex militante dei Pac lo status di rifugiato politico. Più volte si sono mosse le istituzioni italiane ed europee per richiedere l'estradizione di Battisti, che però non viene ottenuta. Nel 2009 l'On. Cristiana Muscardini, oggi parlamentare europeo di Fli, propose una ‘estradizione europea’, cercando di coinvolgere le varie anime che fanno parte dell'assemblea di Bruxelles. L'azione però non ha portato nessun effetto positivo, forse perché l'UE non gode ancora di un'autorità abbastanza forte.
Alla fine del 2010 l'Italia ha richiesto nuovamente all'ex presidente Lula l'estradizione di Battisti, ottenendo come risposta un secco NO che ha fatto indignare tutto il panorama politico italiano, insieme alle famiglie delle vittime uccise da Battisti.
Le ultime speranze erano riposte nella neo presidente carioca, Dilma Rousseff, che non ha concesso l'estradizione, ma in più ha concesso la libertà a Battisti.
Naturalmente il mondo politico ha condannato la decisione brasiliana, tranne qualche personalità come Paolo Cento secondo il quale "bisogna chiudere la brutta pagina del terrorismo e quindi accettare la decisione del Brasile". Certo, si chiuda la pagina del terrorismo, ma i familiari di Torregiani, di Campagna, di Santoro, di Sabbadin, quando otterranno giustizia?
A questo punto secondo alcuni si devono chiudere i rapporti di amicizia e commerciali con il Brasile. Un'azione forte da parte del governo italiano verso quello brasiliano potrebbe far capire quanto sia importante per il popolo italiano vedere uno dei terroristi più pericolosi della nostra storia in carcere, per pagare i delitti.
Ma se proprio non si vuole interrompere l'amicizia, si può sempre ricorrere al tribunale de L'Aja, per cercare di ottenere quello che l'Italia cerca di avere da almeno dieci anni.
Il ministro Frattini potrebbe occuparsi personalmente del caso Battisti, magari riferendo in Parlamento. Oppure è troppo impegnato con il governo di St. Lucia?
sabato 11 giugno 2011
Nucleare e rinnovabili, dialogo e non chiusura ideologica
da Libertiamo.it
di Marco Mitrugno
Manca pochissimo al referendum. La campagna referendaria è stata politicizzata all’ennesima potenza e se ci dovesse essere un’affluenza elevata (come si prevede), sarà perché in molti vedono questo referendum come una battaglia contro Berlusconi.
I quesiti che saranno sottoposti ai cittadini trattano questioni molto delicate, come la gestione dei servizi idrici e il nucleare. Non c’è bisogno di fare proclami su cosa votare, oramai la gente ha le idee chiare [o crede di averle, il che purtroppo per molti è lo stesso, NDR].
Vorrei soffermarmi su un confronto che in pochi hanno fatto: quello tra nucleare e le fonti di energia rinnovabile, in particolare il fotovoltaico. Intanto c’è bisogno di fare chiarezza: chi è a favore della ricostruzione delle centrali nucleari in Italia crede che tramite l’energia nucleare l’Italia potrebbe avere maggiore efficienza energetica, non sarebbe dipendente dalla Francia e l’energia si produrrebbe “in casa” senza spendere fiumi di soldi. Inoltre chi è a favore del nucleare non è ideologicamente contrario alle energie rinnovabili, anzi, secondo molti nuclearisti nucleare e rinnovabili devono essere due strade parallele, che, se percorse in maniera intelligente, porterebbero a più di un risultato positivo.
La contrapposizione ideologica, che invece viene aizzata dagli anti-nuclearisti, non fornisce nessun esito che possa portare ad una risoluzione del problema energetico, perché, mentre da una parte si cerca di dialogare, dall’altra c’è il totale rifiuto di discutere.
Se gli anti-nuclearisti continueranno a fondare le loro campagne sul terrorismo psicologico e non sui fatti, avranno sempre vittoria facile. Cavalcare la tragedia di Chernobyl non ha più alcun senso, per due motivi: il primo è che l’incidente c’è stato venticinque anni fa, quindi le centrali di allora sono un’altra cosa rispetto a quelle che vengono costruite in questo periodo storico; il secondo motivo è che quella centrale si trovava nell’ex Urss, che, dal punto di vista industriale e tecnologico, era uno dei paesi più arretrati del mondo.
Meno solide ancora sono le fondamenta della polemica nata sullo scoppio dei reattori a Fukushima: in Giappone c’è stato un disastro sismico, non nucleare. I reattori sono esplosi a causa della potenza del terremoto, non a causa di un malfunzionamento della centrale.
Se gli anti-nuclearisti continueranno a fondare le loro campagne sul terrorismo psicologico e non sui fatti, avranno sempre vittoria facile. Cavalcare la tragedia di Chernobyl non ha più alcun senso, per due motivi: il primo è che l’incidente c’è stato venticinque anni fa, quindi le centrali di allora sono un’altra cosa rispetto a quelle che vengono costruite in questo periodo storico; il secondo motivo è che quella centrale si trovava nell’ex Urss, che, dal punto di vista industriale e tecnologico, era uno dei paesi più arretrati del mondo.
Meno solide ancora sono le fondamenta della polemica nata sullo scoppio dei reattori a Fukushima: in Giappone c’è stato un disastro sismico, non nucleare. I reattori sono esplosi a causa della potenza del terremoto, non a causa di un malfunzionamento della centrale.
Non si deve poi dimenticare un altro elemento importante: le centrali nucleari darebbero nuovi posti di lavoro ad ingegneri e fisici, che non sarebbero costretti a scappare via dall’Italia perchè il nostro paese non fornisce avanguardie tecnologiche ed energetiche. Oppure vogliamo continuare a vedere i “nostri” cervelli, formati nelle università pubbliche italiane, andare in altri paesi, e portare lì il proprio contributo alla ricerca in questo ambito, perché in Italia, in materia di nucleare, anziché gli scienziati si preferisce ascoltare un anziano cantante con velleità santonistiche?
Un dato che deve far riflettere è quello che riguarda i costi: con il fotovoltaico, nel 2020, si spenderebbero 315,6 euro/Mwh. Con il nucleare di terza generazione 67,4 euro/Mwh.
Bonelli & co. cavalcano la paura della gente, per ottenere un tornaconto elettorale ed ideologico, e lo fanno senza confrontarsi sulle spese che comporta una centrale nucleare, sulla quantità di energia prodotta, insomma sui numeri, sui dati verificabili, sulla realtà.
Bonelli & co. cavalcano la paura della gente, per ottenere un tornaconto elettorale ed ideologico, e lo fanno senza confrontarsi sulle spese che comporta una centrale nucleare, sulla quantità di energia prodotta, insomma sui numeri, sui dati verificabili, sulla realtà.
I promotori del Sì contro il nucleare fondano la loro battaglia sull’uso delle rinnovabili, che non è, in sé, sbagliato, ma che ad oggi non riuscirebbe a garantire l’indipendenza energetica e la soddisfazione del fabbisogno energetico nazionale. Inoltre ci sono molti punti controversi che riguardano i pannelli fotovoltaici. Guardiamo il caso della Puglia e in particolare le campagne del Salento: l’agro delle province di Taranto e Brindisi è stato letteralmente invaso dai pannelli fotovoltaici; si continuano ad installare pannelli fotovoltaici senza alcuna regola e controllo, di conseguenza si deturpa il paesaggio ambientale e si toglie spazio all’agricoltura. In più i carabinieri del Noe continuano a sequestrare campi di pannelli, per alcune irregolarità riscontrate dalle procure.
Il fotovoltaico rappresenta una risorsa solo se viene sfruttato in modo sensato. Quanti edifici pubblici (municipi, uffici, ministeri) usano i pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica? Pochissimi. L’installazione su immobili pubblici sarebbe un modo per abbassare gli sprechi, perchè l’energia sfruttata verrebbe prodotta “in casa”, invece di essere acquistata da Enel o da altre società elettriche.
Da qui deve nascere il confronto tra le due forme di produzione energetica. La contrapposizione ideologica non porta da nessuna parte, ma serve solo a porre limiti allo sviluppo dell’Italia.
mercoledì 8 giugno 2011
Così Vendola aumenta l'Irpef
da Il Patto Sociale
di Marco Mitrugno
Sopresa. E' stata questa la prima impressione dei cittadini pugliesi quando sono venuti a sapere dell'aumento dell'Irpef deciso dalla giunta regionale guidata da Nichi Vendola. Mentre il leader di Sel era a Milano per festeggiare la vittoria di Giuliano Pisapia, a Bari l'assessore al bilancio, Pelillo, stava rifinendo i dettagli della delibera.
Questa decisione non è stata approvata da nessuno: dai partiti dell'opposizione, dall'Anci pugliese, ma anche dai partiti di maggioranza che hanno espresso il loro dissenso.
La situazione in terra pugliese non è chiara. Tutto comincia con lo scandalo sanità. Si viene a sapere che l'assessore Tedesco forniva appalti a Giampaolo Tarantini (conosciuto anche come il fornitore di escort del Cav.) in tutto questo vengono coinvolti anche Sandro Frisullo (ex vice presidente regionale), Vendola (la cui posizione è stata archiviata) e un uomo della scorta (anche lui arrestato) di Vendola. Nel febbraio 2011 arriva l'arresto di Tedesco che, nel frattempo, era stato costretto a dimettersi da Vendola ma trasferito a Palazzo Madama dal Pd.
Come se non bastasse, il problema per Vendola è coprire un disavanzo di 93,6 milioni di euro che, secondo il governatore della Puglia, deriva da un errore del Ministero. In questa ottica rientra l'aumento dell'addizionale Irpef e, con questa mossa, Vendola mette di fatto le mani nelle tasche dei pugliesi. L'aumento va dallo 0,30% allo 0,50%, naturalmente stabilito in base ai redditi dichiarati: chi dichiara un reddito di 15mila euro dovrà aggiungere 45 euro, chi ne dichiara 28mila dovrà aggiungerne 84 all'anno; chi dichiara 60mila euro annui aggiungerà 244 euro e infine chi dichiara 128mila euro, ne aggiungerà 584.
La decisione del presidente non ha trovato consensi neanche da parte di sindaci come Emiliano (Bari) e Stefano (Taranto), che si sono dichiarati subito contrari all'aumento dell'addizionale. A far da eco ai sindaci pugliesi ci si è messo anche il presidente dell'Anci pugliese, Gino Perrone, secondo il quale "Vendola chiede più tasse e dà meno servizi sanitari". Contro il leader di Sel anche i sindacati: Cgil, Cisl e Uil hanno commentato in due parole:"Decisione iniqua". L'unico a correre in aiuto di Vendola è l'assessore Pelillo che dice che l'aumento dell'Irpef "è una decisione obbligata, derivante da un errore del Ministero dell'Economia, riguardante le precedenti entrate dell'Irpef." Da Fli si fa sentire Surico, secondo il quale attraverso la riduzione degli sprechi si raggiungerebbe una somma di 60 milioni di euro. Insomma per Vendola è un'altra gatta da pelare. La vita della giunta regionale si basa sulla sanità: dovranno essere nominati nuovi dirigenti delle Asl e forse, se saranno fatte delle nomine ‘giuste’, alcuni partiti potranno fermare l'opposizione contro Vendola. Così si confermerebbe il tipo di politica clientelare portata avanti dal governatore della regione.
Ma se da un lato si placano le polemiche politiche, rimangono accese quelle della popolazione. Le liste d'attesa si allungano sempre di più, il governo regionale ha istituito il ticket sulla prescrizione di alcuni farmaci, era stato promessa l'abolizione del ticket per quanto riguarda visite e controlli. In poche parole, Vendola non gode del consenso della gente e lui ne è consapevole.
Forse dovrebbe declamare meno poesie e pensare ai fatti. O forse, invece di pensare alla leadership del centrosinistra, ai salotti di Ballarò e Annozero, a Roma e Milano dovrebbe occuparsi di Bari e della sua regione.
martedì 7 giugno 2011
Immigrazione: risorsa o problema?
di Marco Mitrugno
Tutto è partito dalla Tunisia; in seguito è toccato all'Egitto; successivamente è scoppiato il caos in Libia; infine l'ultimo paese contagiato dal "morbo" rivoluzionario è la Siria. I moti di ribellione hanno avuto inizio all'alba del 2011, quando i giovani tunisini decisero di protestare contro il regime autoritario di Ben Ali, che era al potere da più di dieci anni e che limitava le libertà dei cittadini. In questo caso, il passaggio del testimone tra regime e democrazia è parso indolore, visto che non vi è stato spargimento di sangue. Le stesse dinamiche hanno portato al cambiamento in Egitto, dove Mubarak, al potere da più di trent'anni, è stato costretto all'esilio dai vertici militari.
Diversamente, si è sviluppato il processo di democratizzazione in Libia, dove, ormai da più di due mesi, c'è una guerra tra filogovernativi e ribelli; inoltre è intervenuta la Comunità Internazionale, che non poteva restare a guardare impotente.
Infine la Siria: Assad rimane lì dov'è e continua a sparare sui suoi connazionali che protestano contro il suo regime. In questo caso ci sono molte similitudini con quello che sta accadendo in Libia.
Ma c'è una componente comune in tutti i moti: i giovani. Le nuove generazioni nord africane, si sono contraddistinte, sono il pilastro di questa voglia di cambiamento e ciò che stupisce è il modo con il quale è nata la voglia di respirare aria democratica. Queste non sono rivoluzioni sponsorizzate da un qualsivoglia partito politico: è un sentimento nato tramite internet, questa n uova "arma" che nessuno può controllare
Questo è un fenomeno che vede interessata l'Europa ed in particolare l'Italia, vista la vicinanza geografica.
Infatti conseguenza delle ondate rivoluzionarie è stato l'esodo che ha coinvolto i confini marittimi italiani, più da vicino Lampedusa. L'isola siciliana è stata ed è il ponte che collega l'Africa settentrionale con l'Europa. Barconi carichi di immigrati sono arrivati in Italia; barconi carichi di gente che crede di dar inizio ad una nuova vita, in un nuovo mondo, così come accadeva durante gli anni novanta, quando gli albanesi sbarcavano sulle coste pugliesi.
L'esodo ha creato problemi importanti, non solo ai centri d'accoglienza, ma alla politica italiana. Le istituzioni sono state lasciate sole dall'Unione Europea, per una serie di cause; proprio questo isolamento ha portato al collasso delle strutture che si occupano dell'accoglienza e di fatto si è arrivati ad una esasperazione della popolazione, che era stanca di vedere clandestini vagabondare e bivaccare per le strade delle città.
Il problema dell'immigrazione non è di facile soluzione. Qualsiasi posizione che viene assunta è subito criticata, come accade sempre quando gli argomenti di discussione sono così delicati.
Inoltre c'è bisogno di non trovare posizioni estremiste: nè si possono cacciare in blocco, nè si può concedere la cittadinanza a tutti. Sono proposte irrealizzabili perchè: se si decidesse per il primo punto saremmo additati come razzisti; se, invece, si volesse concedere la cittadinanza, l'Italia sarebbe vista come un paradiso terrestre, dove viene concesso tutto. In questo modo si presenterebbe una vera e propria invasione.
L'immigrazione è contemporaneamente una risorsa e un problema. E' un problema perchè i poveri disperati che raggiungono il nostro paese sono convinti di poter avere un tenore di vita, che in questo momento storico non è garantito nemmeno alle famiglie italiane. C'è bisogno di capire quali intenzioni ha chi vuole venire a vivere in Italia: garantire un libero accesso, vuol dire aprire le porte a possibili componenti del terrorismo. Questo non vuol dire che tutti gli immigrati che arrivano in Italia, sono potenziali terroristi. C'è molta gente onesta che ha voglia di integrarsi nel sistema-Italia, lavorando onestamente, non abbandonando le proprie radici, ma rispettando la legislazione e la cultura italiana.
In questi casi il reciproco rispetto, tra le culture che si incontrano, è l'unica soluzione; rispetto che non deve sfociare nella presa di forza da parte di una delle due fazioni, altrimenti si viene a creare un vortice dal quale è impossibile uscire.
domenica 5 giugno 2011
A proposito di referendum...
di Marco Mitrugno
Al voto dei referendum manca solo una settimana. Dopo il test delle amministrative, anche questa tornata elettorale ha assunto un valore politico. Premetto che è sbagliato dare un significato politico a questioni delicate come quelle che sono sottoposte al referendum.
Argomenti come nucleare, acqua e uguaglianza davanti non hanno colore politico. Negli stessi schieramenti ci sono molte anime, nonostante i partiti cerchino di apparire uniti su un unico fronte.
Guardate la Lega: Bossi dice di essere contro la privatizzazione dei servizi idrici e contro il ritorno al nucleare. E' un'idea personale, oppure è dettata dal momento di difficoltà che sta vivendo l'Esecutivo? La seconda opzione è più probabile, anche se bisogna dire che Bossi non ha mai nascosto i dubbi per quanto riguarda il nucleare e la privatizzazione dei servizi idrici.
Resta il fatto che si sta commettendo un grosso errore: come per la amministrative, si sta dando un significato politico al referendum. E' un atteggiamento errato.
Se dovesse vincere il sì, Silvio troverà il modo per rialzarsi e per spegnere i riflettori; se dovesse vincere il no, potrebbe esserci lo stesso effetto che c'è stato sul Pdl, al domani delle amministrative.
Il referendum è un'occasione importante, per dare il via a riforme indispensabili, come la privatizzazione dei servizi idrici (attenzione si parla di servizi idrici, non di acqua). Quindi se dovete votare, scegliete accuratamente. Non scegliete in base all'appartenenza, ma in base a ciò che ritenete migliore per l'Italia.
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