di Marco Mitrugno
L'ha definito un dono di Dio (esagerando un po'), è forse il miglior amico del premier dal punto di vista politico, ma non rinnega le sue radici comuniste e sovietiche. Parlo di Vladimir Putin. Sul Corriere di mercoledì sono stati pubblicati due articoli riguardo la consegna del premio Nobel per la pace a Liu Xiaobo, che fanno aprire gli occhi sul comportamento della Russia di Putin.
Il leader russo ha accolto l'appello della Cina, ovvero quello di boicottare la consegna del Nobel per la pace. Ecco che viene confermata la teoria che vede la Russia come una nazione che non è garante del rispetto dei diritti umani. Così gli asiatici scendono in campo al fianco di Stati come Iran, Cuba e Vietnam e guardare il passato di Putin, con i suoi tascorsi nel Kgb, non fa altro che alimentare determinate vedute.
Nonostante tutto Putin rimane uno degli alleati più vicini a Berlusconi. Per questo non capisco come il governo si dichiari a favore del rispetto, ma rimane molto vicino a leader e stati che se ne infischiano totalmente del rispetto della persona: dalla Russia alla Libia. Inoltre Berlusconi cerca di raccogliere consensi con la favola del comunismo e dell'anticomunismo; entrambe le correnti sono morte e sepolte ma al nostro Presidente piace fare discorsi anticomunisti a 21 dalla caduta del muro di Berlino.
Silvio, data l'amicizia che lo lega a Putin, avrebbe potuto tentare di far cambiare decisione ai russi; ma una persona che fa uccidere 200 giornalisti, difficilmente può cambiare idea sui diritti civili e la libertà d'espressione.
E sentir dire dallo stesso Putin che l'arresto di Assange è antidemocratico ha davvero del paradossale.
Ancor più vergognose sono le minacce fatte dalla Cina alla Norvegia vista la consegna del Nobel ad un "criminale". A ritirare il premio sono state persone facenti parte dell'entourage di Liu, che vivono negli Usa, ma la sedia riservata al dissidente è rimasta vuota. Chissà cosa avrà pensato Liu dalla sua cella, sapendo che nello stesso tempo lui doveva essere dall'altra parte per ritirare un premio, che è il frutto di una battaglia portata avanti per una vita.
L'Italia, indirettamente, si è resa protagonista di uno scandalo che vede interessata il partner economico più importante. La parte più bella è che una delegazione della Giovane Italia è stata ad Oslo per esprimere la loro solidarietà a Liu. Ma forse questi ragazzi non perdono la loro credibilità viste le alleanze della nostra Nazione?
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