lunedì 27 dicembre 2010
Caro Belpietro...
di Marco Mitrugno
Caro direttore Belpietro, vorrei spendere due parole sull'editoriale che è stato pubblicato sul quotidiano da Lei diretto. Innanzitutto vorrei farLe i complimenti, perchè inventare un storia come ha fatto Lei non è cosa semplice, si deve possedere non poca fantasia ed oggi ha dato dimostrazione che se fosse nato qualche tempo fa avrebbe potuto fare concorrenza ai fratelli Grimm.
Ma non importa lei potrebbe essere il cantastorie del decennio che sta per aprirsi: immagino Lei e Apicella che organizzate tour nazionali ed internazionali per cantare le gesta di re Silvio che combatte il male, rappresentato da Fini e tutti i "traditori".
Ma l'argomento centrale di ciò che sto scrivendo è un altro. In precedenza ho scritto che ho letto il suo editoriale (in parte), che non ho gradito. Vedo nel suo modo di scrivere e nel suo modo di trattare l'avversario politico, una degenerazione del mestiere del giornalista, che è da sempre sinonimo di libertà. Basta ricordare la nascita del giornalismo, durante la rivoluzione francese, quel fenomeno culturale e politico che ha fatto capire quanto sia importante la libertà, in tutti i contesti della vita. Ma forse nelle Vostre redazioni, del Giornale e di Libero, non conoscete la libertà, perchè siete devoti all'editore e a chi vi paga lo stipendio. Il giornalismo non può essere lo strumento per attaccare continuamente e quotidianamente l'avversario politico del momento, tanto meno inventando falsi scoop degni delle pagine di Novella 2000, che fanno viaggiare una cucina Scavolini per tutta l'Europa e che inventano falsi attentati per scopi propagandistici. Anche Lei, caro direttore, ha subito un attentato (almeno credo), quindi dovrebbe sapere quanto sia drammatico vedere davanti a sè una persona che vuole ucciderla. Perciò non capisco perchè ha messo in piedi questa sceneggiata, che vuole vedere il presidente Fini come "regista" di un attentato ai propri danni, sol perchè vuol far ricadere la colpa sugli ambienti vicini a Berlusconi.
Grazie a Voi il clima politico di questi tempi è sempre incandescente e non si riesce a trovare un punto d'incontro tra le varie forze politiche sui problemi importanti che attanagliano la nostra Nazione; portate avanti una caccia alle streghe, il cui motto è "O con Silvio, o morte" e non lasciate scampo a chi esprime un'opinione diversa da quella del grande capo.
Credo che con il suo editoriale il giornalismo abbia toccato il fondo; questa professione è stata rovinata dal quotidiano da Lei diretto e dai suoi colleghi del Giornale. Lo pensa una persona che per un breve periodo ha scritto per alcune testate sportive e che è sempre attratta dal giornalismo.
Forse se il suo quotidiano iniziasse a pubblicare qualcosa di sensato, acquisterebbe qualche lettore in più; ma molto probabilmente a Voi questo non interessa, il Vostro unico interesse è il culto del capo.
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