venerdì 31 dicembre 2010

Ridateci Battisti!


di Marco Mitrugno


Il no all'estradizione di Battisti è arrivato. Tutti ce lo aspettavamo ma fino all'ultimo abbiamo creduto in una presa di coscienza da parte del presidente del Brasile, Lula, che non c'è stata. Prendiamo atto di questo comportamento da parte del presidente brasiliano e cerchiamo di mobilitarci in modo da essere il più vicini possibile ai familiari delle vittime uccise da Battisti. Molto spesso le idee del ministro Meloni possono essere considerate "estreme", ma la decisione da parte del ministro di prendere parte ad una manifestazione di piazza al fianco di Torregiani e di tutti i parenti che hanno pianto per colpa di Battisti. 
Leggendo alcune delle motivazioni, avanzate dall'ambasciatore del Brasile, qualche giorno addietro, fa pensare come in Brasile l'ex terrorista venga visto come un eroe, o meglio, come un combattente per il bene comune. Non dimentichiamo che Lula è espressione di un partito di sinistra e come ha dichiarato Gianmario Mariniello, è difficile disintossicarsi dal virus filo-comunista.
Quella del governo brasiliano è una decisione che non può essere compresa, che non ha diritto di essere compresa, perchè, se davvero la legge è uguale per tutti (e questa è la dimostrazione che non lo è!), un terrorista condannato a quattro ergastoli deve essere rinchiuso in carcere, ma non in un carcere qualsiasi, in un carcere italiano. 
Con la sua decisione, Lula ha insultato tutti gli italiani che hanno sete di giustizia, ha insultato le vittime che Battisti ha ucciso, ha insultato le famiglie delle vittime.
Sono ancora più vergognose le parole di Paolo Ferrero, leader di Rifondazione Comunista, che chiede di accettare la decisione del presidente brasiliano.
A questo punto non sarebbe sbagliato avviare ritorsioni diplomatiche, perchè pensare che Battisti potrà festeggiare il Capodanno come un cittadino onesto, fa venire i brividi.

lunedì 27 dicembre 2010

Caro Belpietro...


di Marco Mitrugno


Caro direttore Belpietro, vorrei spendere due parole sull'editoriale che è stato pubblicato sul quotidiano da Lei diretto. Innanzitutto vorrei farLe i complimenti, perchè inventare un storia come ha fatto Lei non è cosa semplice, si deve possedere non poca fantasia ed oggi ha dato dimostrazione che se fosse nato qualche tempo fa avrebbe potuto fare concorrenza ai fratelli Grimm.
Ma non importa lei potrebbe essere il cantastorie del decennio che sta per aprirsi: immagino Lei e Apicella che organizzate tour nazionali ed internazionali per cantare le gesta di re Silvio che combatte il male, rappresentato da Fini e tutti i "traditori".
Ma l'argomento centrale di ciò che sto scrivendo è un altro. In precedenza ho scritto che ho letto il suo editoriale (in parte), che non ho gradito. Vedo nel suo modo di scrivere e nel suo modo di trattare l'avversario politico, una degenerazione del mestiere del giornalista, che è da sempre sinonimo di libertà. Basta ricordare la nascita del giornalismo, durante la rivoluzione francese, quel fenomeno culturale e politico che ha fatto capire quanto sia importante la libertà, in tutti i contesti della vita. Ma forse nelle Vostre redazioni, del Giornale e di Libero, non conoscete la libertà, perchè siete devoti all'editore e a chi vi paga lo stipendio. Il giornalismo non può essere lo strumento per attaccare continuamente e quotidianamente l'avversario politico del momento, tanto meno inventando falsi scoop degni delle pagine di Novella 2000, che fanno viaggiare una cucina Scavolini per tutta l'Europa e che inventano falsi attentati per scopi propagandistici. Anche Lei, caro direttore, ha subito un attentato (almeno credo), quindi dovrebbe sapere quanto sia drammatico vedere davanti a sè una persona che vuole ucciderla. Perciò non capisco perchè ha messo in piedi questa sceneggiata,  che vuole vedere il presidente Fini come "regista" di un attentato ai propri danni, sol perchè vuol far ricadere la colpa sugli ambienti vicini a Berlusconi. 
Grazie a Voi il clima politico di questi tempi è sempre incandescente e non si riesce a trovare un punto d'incontro tra le varie forze politiche sui problemi importanti che attanagliano la nostra Nazione; portate avanti una caccia alle streghe, il cui motto è "O con Silvio, o morte" e non lasciate scampo a chi esprime un'opinione diversa da quella del grande capo. 
Credo che con il suo editoriale il giornalismo abbia toccato il fondo; questa professione è stata rovinata dal quotidiano da Lei diretto e dai suoi colleghi del Giornale. Lo pensa una persona che per un breve periodo ha scritto per alcune testate sportive e che è sempre attratta dal giornalismo.
Forse se il suo quotidiano iniziasse a pubblicare qualcosa di sensato, acquisterebbe qualche lettore in più; ma molto probabilmente a Voi questo non interessa, il Vostro unico interesse è il culto del capo.

mercoledì 22 dicembre 2010

Se il Pdl tornasse Forza Italia?


di Marco Mitrugno


Il Pdl è in crisi. Da quando Fini puntò quel dito alla direzione nazionale, il partito non riesce più ad attirare gente e riceve quotidianamente critiche anche dai simpatizzanti. Il movimento di Berlusconi non avanza proposte e fonda la sua azione politica contro Fini e i traditori. E' una strategia che ha stancato, perchè il Paese non chiede di attaccare quotidianamente Futuro e Libertà, ma chiede di essere governato e visto che Silvio si vanta di aver ottenuto la fiducia, ora governi e risolva i veri problemi, come quello dei rifiuti di Napoli; risponda a tutti i ragazzi che vanno in piazza; porti avanti una politica economica che faccia calare (anche di poco) il tasso di disoccupazione giovanile.
Ma queste sono tematiche che solo un premier responsabile potrebbe affrontare e lui non lo è. Lui è dedito alla sua immagine; è dedito al gradimento che la gente nutre nei suoi confronti; è dedito agli "ideali" (ammesso che li abbia) suo partito. 
Proprio su quest'ultimo punto si sta discutendo, tanto che il Giornale ha avviato un sondaggio. Lo si sa da tempo, che in risposta a Fli, Berlusconi voglia cambiare nome al Popolo della Libertà, tanto che c'è chi vedrebbe di buon occhio un ritorno alla vecchia (non è un modo di dire) Forza Italia. Il sondaggio pubblicato dal Giornale dice che più del 70% dei lettori del quotidiano di Sallusti vorrebbe cambiare il nome del partito con quello della discesa di Silvio, Forza Italia. Anche da questi "piccoli" particolari si può capire come Berlusconi ami il passato; crede di essere fermo al '94, quando promise la rivoluzione liberale, in un Paese che rischiava di andare in mano alla gloriosa macchina da guerra di Occhetto e alle forze illiberali. Sedici anni dopo abbiamo visto chi è l'illiberale e chi è che non ha mai attuato la "rivoluzione". 
Ma se veramente il Pdl dovesse chiamarsi Forza Italia, cosa accadrebbe? Cosa farà il triumvirato Gasparri-Alemanno-La Russa? 
Certo è curioso pensare a La Russa e Gasparri sotto il vessillo di Forza Italia. Immaginare Alemanno che sventola la bandiera di Fi, fa ridere ancor di più: lui, il sindaco di Roma, che fa dell'identità della destra il suo credo. E cosa faranno tutti quei giovinetti identitari, che oggi si riconoscono nel Pdl e che domani potrebbero trovarsi in una "nuova Forza Italia? Loro che ogni volta che gli incrociamo per strada ci dicono che siamo traditori, che siamo venduti, che non crediamo in nessun ideale. Cosa diranno gli esponenti della "destra sociale, identitaria e nazionale" che ancora oggi elogiano le gesta del 1922 quasi a voler rievocare un passato che non tornerà mai più e che in alcuni casi è stato disastroso.
Non sarà facile rivedere nuovamente nel campo politico Forza Italia, ma qualche confezione di pop corn possiamo prepararla, magari per farci qualche risata!

martedì 14 dicembre 2010

E' una sconfitta, ma adesso viene il bello



di Marco Mitrugno


Il governo, malgrado tutto, ha ottenuto la fiducia. Bisogna prenderne atto e come ha ammesso il presidente questa è una nostra sconfitta. Ciò non vuol dire che la battaglia sia persa, concordo con chi dice che quella di Berlusconi è una vittoria di Pirro, una vittoria momentanea, che di fatto non garantisce che il governo andrà avanti fino al 2013. Nessuno è convinto che l'esecutivo porterà a termine il mandato, ne sono certi anche all'interno della Lega, che continua a pensare che le elezioni siano molto vicine.
C'è chi dice che quella di Berlusconi è una vittoria politica, ma non lo è. Il governo ha incassato la fiducia grazie ai transfughi del Pd e dell'Idv, che hanno sempre annunciato che se avessero avuto l'occasione di mandare a casa Silvio ci sarebbero riusciti, ma che hanno dato dimostrazione che anche dalla loro parte c'è chi si fa convincere con un sms.
Il presidente del Consiglio dice che non esiste un centrodestra alternativo a quello guidato da lui, confermando quello che ha affermato Roberto Menia nel suo intervento, ovvero il fatto che Berlusconi pensa che il centrodestra sia proprietà privata e appartenga solo alla sua persona.
Berlusconi ha vinto dal punto di vista numerico. Stop! Non sarà capace di governare e di portare a termine le grandi riforme di cui il Paese ha bisogno; le difficoltà verranno subito a galla, a partire dal voto sulla questione dei rifiuti napoletani; in più sarò curioso di vedere se Scilipoti, Calearo, e Cesario voteranno a favore di una riforma della giustizia, che invece di risolvere i problemi del settore, lo distrugge.
Ma ricordate cosa succedeva nel 2008? Il governo Prodi era appeso ad un filo, la maggioranza del centrosinistra era risicata e dipendeva da due o tre voti. La situazione era come quella che si è venuta a creare con il voto della Camera, ma mentre nel 2008 Berlusconi chiedeva le dimissioni di Prodi, adesso è più che mai attaccato alla sua poltrona di Palazzo Chigi.
In più venire a conoscenza del comportamento di Gasparri nel momento in cui gli è stato comunicato il risultato della Camera: infatti il presidente dei senatori del Pdl ha rivolto un bel dito medio nei confronti di Gianfranco Fini, che in quel momento era inquadrato dalle telecamere della Camera. Un gesto in pieno stile berlusconiano, che è la fotocopia della deriva politica che si sta raggiungendo in questa Nazione; non si fa altro che alimentare le tifoserie e guardando in diretta il voto alla Camera ne abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione.
Il tasto più doloroso della votazione è stato il no della Polidori e l'astensione di Moffa. Il voto a favore del governo è stata una sorpresa per tutto il gruppo di Fli. Se è vero che l'ex esponente di Fli è stata minacciata, ciò non fa altro che aggravare la sua situazione, perchè proprio in queste occasioni si deve avere il coraggio di far valere la Libertà, quella con la L maiuscola, di esprimere le proprie idee, magari prendendo esempio da Serenella Accorsi che ha avuto il coraggio di denunciare tutto ciò che le accade, da quando ha deciso di aderire a Generazione Italia.
La sconfitta è cocente, è vero ed è inutile negarlo, ma proprio adesso viene il bello, perchè adesso, in questo momento prevarrà la forza delle idee che contraddistingue e deve contraddistinguere Fli dagli altri partiti. Adesso Futuro e Libertà deve portare avanti una opposizione non durissima ma ferma sui propri ideali. Ed alla fine lasciamo da parte chi ha scelto di votare a favore del governo, perchè noi a differenza del Pdl non gridiamo al tradimento.

Intervento dell'On. Roberto Menia



Il bell'intervento dell'On. Roberto Menia, durante la discussione della mozione di sfiducia alla Camera dei Deputati.

venerdì 10 dicembre 2010

L'amico Vladimir boicotta il Nobel


di Marco Mitrugno


L'ha definito un dono di Dio (esagerando un po'), è forse il miglior amico del premier dal punto di vista politico, ma non rinnega le sue radici comuniste e sovietiche. Parlo di Vladimir Putin. Sul Corriere di mercoledì sono stati pubblicati due articoli riguardo la consegna del premio Nobel per la pace a Liu Xiaobo, che fanno aprire gli occhi sul comportamento della Russia di Putin.
Il leader russo ha accolto l'appello della Cina, ovvero quello di boicottare la consegna del Nobel per la pace. Ecco che viene confermata la teoria che vede la Russia come una nazione che non è garante del rispetto dei diritti umani. Così gli asiatici scendono in campo al fianco di Stati come Iran, Cuba e Vietnam e guardare il passato di Putin, con i suoi tascorsi nel Kgb, non fa altro che alimentare determinate vedute.
Nonostante tutto Putin rimane uno degli alleati più vicini a Berlusconi. Per questo non capisco come il governo si dichiari a favore del rispetto, ma rimane molto vicino a leader e stati che se ne infischiano totalmente del rispetto della persona: dalla Russia alla Libia. Inoltre Berlusconi cerca di raccogliere consensi con la favola del comunismo e dell'anticomunismo; entrambe le correnti sono morte e sepolte ma al nostro Presidente piace fare discorsi anticomunisti a 21 dalla caduta del muro di Berlino.
Silvio, data l'amicizia che lo lega a Putin, avrebbe potuto tentare di far cambiare decisione ai russi; ma una persona che fa uccidere 200 giornalisti, difficilmente può cambiare idea sui diritti civili e la libertà d'espressione. 
E sentir dire dallo stesso Putin che l'arresto di Assange è antidemocratico ha davvero del paradossale.
Ancor più vergognose sono le minacce fatte dalla Cina alla Norvegia vista la consegna del Nobel ad un "criminale". A ritirare il premio sono state persone facenti parte dell'entourage di Liu, che vivono negli Usa, ma  la sedia riservata al dissidente è rimasta vuota. Chissà cosa avrà pensato Liu dalla sua cella, sapendo che nello stesso tempo lui doveva essere dall'altra parte per ritirare un premio, che è il frutto di una battaglia portata avanti per una vita.
L'Italia, indirettamente, si è resa protagonista di uno scandalo che vede interessata il partner economico più importante. La parte più bella è che una delegazione della Giovane Italia è stata ad Oslo per esprimere la loro solidarietà a Liu. Ma forse questi ragazzi non perdono la loro credibilità viste le alleanze della nostra Nazione?

venerdì 3 dicembre 2010

Riscopriamo la passione

 
di Marco Mitrugno

Il dado è tratto. Fli ha annunciato che presenterà la mozione di sfiducia verso il Governo insieme ad Udc e Api. La decisione è stata presa perchè Berlusconi non ha risposto agli interrogativi che gli sono stati posti a Bastia Umbra. 
Il destino del Governo, a meno di colpi do scena, che a questo punto è difficile immaginare, è scritto. Il fattore che sta logorando l'esecutvo non è Fli, come qualcuno sta cercando di dire, ma l'immobilismo davanti ad i problemi importanti della Nazione: i rifiiuti a Napoli, la disoccpuazione giovanile, la crisi economica. Tutti questi problemi si sono ingigantiti e sono diventati di difficile soluzione, perchè la politica viene vista come uno strumento per fare carriera o come uno strumento per accrescere gli interessi personali. Niente di più sbagliato. L'impegno politico deve essere prima di tutto passione; passione per dare ai givani un futuro migliore; passione per tagliare fuori dallo smaltimento dei rifiuti campani la camorra e la malavita; passione per tagliare nei settori dove si spende troppo e male ed investire nell'innovazione.
L'arrivismo non ha mai giovato a nessuno: si prediligono gli sporchi affari personali, a discapito degli interessi della Nazione. 
Ne abbiamo avuto la prova quando è stato proposto il processo breve: per salvare un singolo processo, di una singola persona, si perdevano tutti gli altri, alla faccia del diritto "alla giustizia" che hanno i cittadini. 
In questi ultimi tempi abbiamo assistito ad un fenomeno strano: negli anni più recenti è stato il cittadino ad essere a disposizione della politica e non il contrario. 
L'impegno politico è un "contratto" che si sigla con i cittadini, un contratto che deve essere rispettato a tutti i costi lasciando da parte l'ambizione personale. Purtroppo anche nelle scuole si sta sviluppando un ragionamento sbagliato: secondo alcuni docenti, i politici devono interessarsi al proprio orticello, ma allo stesso tempo devono occuparsi del bene nazionale. Se un concetto del genere dovesse prendere piede sarebbe la fine della politica più alta e nobile; la politica fatta dell'impegno disinteressato, la politica degli ideali.
Per fortuna questa politica esiste ancora, l'ho ritrovata e ammirata a Perugia, durante la convention di Fli. E se per questo siamo considerati traditori di Berlusconi, allora dobbiamo esserne fieri.

mercoledì 1 dicembre 2010

La coerenza di Dell'Utri


di Marco Mitrugno

Molto spesso, quasi sempre, attacchiamo e critichiamo la nostra classe dirigente sullo spinoso argomento della "coerenza". Quante volte abbiamo criticato che secondo noi non è coerente con le proprie idee. E quante volte durante l'estate ed ancora oggi, ci sentiamo dire che non siamo coerenti perchè abbiamo "tradito" il Pdl e Berlusconi.
Ma tra tutti i deputati, senatori, ministri e sottosegretari c'è chi è coerente con la propria idea è il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri. "Girovagando" per il web ho trovato un video di Sky Tg 24, dove Dell'Utri commenta la sentenza del processo d'appello, che lo ha condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Infatti il senatore del partito di Berlusconi considera "illogica" la sentenza. Inoltre lo stesso Dell'Utri crede che "non c'è nulla di provato, solo accuse di falsi pentiti. Ho sempre parlato di sentenze politiche e non posso che confermarlo". Con ciò il senatore non fa altro che confermare la teoria pidiellina del complotto, i giudici e tutti i magistrati vogliono sovvertire la volontà popolare, inventando inchieste ed indagini contro gli esponenti di Forza Italia prima e del Pdl poi.
A Dell'Utri viene posta un'altra domanda "scomoda" (credo che per tutte le persone oneste, una domanda del genere sia imbarazzante): la giornalista chiede all'esponente del Pdl se vuol ribadire il suo pensiero su Mangano e lui senza alcun problema risponde che continua a considerare lo stalliere di Arcore un eroe. 
Questa è l'ennesima dimostrazione che c'è una parte della nostra classe dirigente, che invece di difendere l'operato dei magistrati nella lotta alla mafia cerca di minare la reputazione e il buon lavoro fatto dai magistrati. E' vero che c'è una parte marcia della magistratura, come in ogni altro ambito, ma non per questo c'è il bisogno di demonizzare un'intera istituzione. Poi da qui si scatena la sfiduca da parte della popolazione nella classe politica e nella magistratura. E' anche vero che nel nostro paese se non si è condannati in tutti e tre i gradi di giudizio c'è la presunzione di innocenza, ma ciò non vuol dire che i politici e la classe dirigente d'Italia debbano essere avvantaggiati davanti a i tribunali.
E' un atteggiamento che una Nazione civile non può accettare.