mercoledì 27 ottobre 2010

Se questa è televisione


Arriva l'autunno e come ogni anno scoppiano le polemiche sulla televisione. Come dimenticare il caso di Sarah Scazzi, che dal 26 agosto fini ad oggi è presente nel palinsest di ogni programma di approfondimento pomeridiano. Si è superato il limite, specialmente nel caso di Sarah; quello che vediamo ogni giorno in televisione non è giornalismo, potrebbe essere chiamato sciacallaggio, anche se è un termine un po' forte. Ma d'altronde non esiste un termine diverso per descrivere quegli inviati che ogni giorno, dalle 8 del mattino alle 24, sono lì davanti alla casa della famiglia Misseri o davanti casa della famiglia Scazzi. Finalmente è arrivato un provvedimento del sindaco di Avetrana che vieta ai giornalisti di essere nei pressi della casa della famiglia Misseri. Nel pomeriggio è arrivata l'ordinanza che i giornalisti devono lasciare il parcheggio del tribunale di Taranto, ma i cronisti non l'hanno presa molto bene, confermando una morbosità mediatica che ha dell'assurdo (e nessuno venga a dire che non è vero). A rafforzare la morbosità c'è la notizia che si sta girando una fiction che riguarda l'omicidio di Meredith Kercher, come fu fatto dagli autori della fiction Ris, che in uno degli episodi ricalcavano la strage di Erba.

Non se ne può più di questi telegiornali che non aggiornano totalmente il cittadino su quelloche succede in Italia del mondo, perchè ci sono troppi interessi. A partire dal TG 1 , telegiornale della rete ammiraglia della Rai, che non è più quello dei tempi passati: gli ascolti diminuiscono (anche se Minzolini dice che aumentano), non esiste obiettività nell'esporre le news, che sono sempre più filo-berlusconiane. Alla faccia del servizio pubblico. 
Impossibile non parlare del TG 5, che negli ultimi tempi ha sempre dedicato l'apertura al caso di Avetrana, soffermandosi su questo per circa un quarto d'ora e lasciando i temi ben più importanti (senza nulla togliere al giallo di Avetrana) gli ultimi dieci minuti del telegiornale. Ma il telegiornale che davvero rifiuto è Studio Aperto: la pagina politica dura cinque minuti, la pagina di cronaca dieci minuti ed il resto del notiziario è dedicato alle vicende amorose delle veline che si sono lasciate con questo o quel calciaore, a personaggi televisivi che devono farsi pubblicità e se ci si riesce a quello che succede nella casa del Grande Fratello. L'unico vero telegiornale che si può guardare con piacere è quello de La 7, che fa una giusta informazione: rende tutto noto, dalla notizia più importante a quella più superflua, facendo così un servizio completo.

Però la vera piaga del nostro tempo sono i reality show: dal Grande Fratello a Uomini e Donne, passando per X Factor, L'isola dei famosi e Amici. Non fanno altro che descrivere un mondo che non esiste. Sembra che ormai non esista più nessuna chance, per i giovani, di acquisire un minimo di popolarità attraverso il lavoro e lo studio, il vero problema è che c'è rassegnazione, come se non si potesse fare niente per eliminare questi format. Ma in realtà una piccola grande cosa si può fare: non guardare i reality show, di conseguenza calano gli ascolti. Perchè non se ne può più di arrivare la mattina a scuola e sentire gente che discute sul litigio di Tizio con Caio.

Spegniamo la televisione e accendiamo le coscienze.

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