giovedì 15 dicembre 2011

CasaPound e i processi mediatici


di Marco Mitrugno
SE SI FA DI TUTTA L'ERBA UN FASCIO
Sono passate appena ventiquattro ore da quando Gianluca Casseri, individuo evidentemente instabile mentalmente, ha ucciso due senegalesi, ne ha feriti altri tre in modo grave e infine si è puntato l’arma su di sé togliendosi la vita. Tutto questo è accaduto in una mattinata, a Firenze, capitale della cultura italiana. La città è rimasta scioccata dall’accaduto, perché non è un posto abituato a certi avvenimenti. Ma di fatto è accaduto e subito gli organi d’informazione si sono lanciati per fornire l’identikit di killer. Appena si sono avute notizie certe sull’identità dell’uomo si è messa in moto la caccia al “fascista”: già, perché a quanto pare il killer era una simpatizzante di estrema destra e di CasaPound.
Gira e rigira ha avuto inizio il processo contro l’associazione guidata da Gianluca Iannone, tanto che, nonostante avessero già pubblicato un comunicato stampa dove dicevano di essere lontani dalle azioni del Casseri, questa mattina sono stati costretti a convocare una conferenza stampa per chiarire una volta per tutte la loro posizione. 
Ma ciò che ha lasciato interdetti, è stato l’atteggiamento tenuto dal alcune trasmissioni televisive e alcuni giornali che hanno trattato l’argomento. Ieri sera su Raitre, alle ore 20, è andato in onda il programma condotto da Lucia Annunziata, al quale hanno partecipato il ministro Riccardi, l’onorevole Granata di Fli e il massimo rappresentante di CasaPound, Gianluca Iannone. Lo spettacolo è stato raccapricciante: la Annunziata ha cercato in tutti i modi di provocare Iannone, lanciando frecciate in continuazione e mettendo in dubbio l’operato di CasaPound. Dall’altra parte è stato bravo, il rappresentante dell’associazione, a non cadere nella trappola, spiegando per filo e per segno le attività culturali e politiche portate avanti dai ragazzi iscritti. Ma come se non bastasse, non è finito tutto con il programma della Annunziata, perché il processo è andato avanti, sempre sulla stessa rete (Raitre) con Linea Notte, l’approfondimento della seconda serata del Tg3. Infatti, in apertura il giornalista ha subito commentato quanto è accaduto a Firenze e ha dipinto il killer come un assiduo frequentatore di CasaPound, facendo ricadere tutti i sospetti sull’associazione.
Ma CasaPound non è niente di tutto ciò che è stato detto. CasaPound è un’associazione di promozione sociale, che prende il nome dal poeta del Novecento Ezra Pound. E’ una casa per tutti i ragazzi che non si sentono rappresentati dai partiti che in questo momento occupano lo scenario politico nazionale. Dicono di non essere né di destra né di sinistra, vogliono la nascita dell’EstremoCentroAlto. Rompono gli schemi, mettono in scena goliardate, promuovono cultura, sono solidali. CasaPound è una grande famiglia, una Comunità con la “C” maiuscola, è una comunità in continuo movimento che porta avanti battaglie senza avere paura di niente e di nessuno. Cercano di far conoscere la loro musica, la cosiddetta “musica non conforme”, con un gruppo rock, gli ZetaZeroAlfa. In più sono presenti anche nelle scuole, con il Blocco Studentesco, che con il passare degli anni sta raccogliendo grandi consensi nella comunità studentesca.
Quindi, quella di CasaPound, è un’attività facilmente condannabile, per le sue caratteristiche radicali e franche (da quelle parti non usano i giri di parole per comunicare), ma non per questo bisogna condannare preventivamente un’intera associazione perché un suo simpatizzante (nemmeno iscritto), ha messo in scena una strage. E’ come dire che tutti gli italiani sono mafiosi, perché in Sicilia esiste la mafia.

mercoledì 30 novembre 2011

Goodbye Grande Fratello





da Il Futurista



Adesso tutti avranno il lutto al braccio. Tutti quei fighetti che non sanno vivere senza Grande Fratello e discoteca; tutti quei poveri adolescenti secondo i quali “se non guardi il GF sei un povero vecchio”; tutti quelli che dicono “se non guardi il GF sei un asociale”; e, infine, tutti quei radical chic pronti a fare la morale, ma che di morale loro non hanno niente. Per fortuna la casa di Cinecittà non attrae più come in passato. Per fortuna è arrivato Fiorello, viene quasi da cantare “Meno male che Fiorello c’è!”. C’è lui adesso il lunedì, a far mangiare la polvere alla Marcuzzi (la scorsa puntata Rai1 ha collezionato il 43% di share contro il 14% del GF). Ci fa ridere, con le solite imitazioni dal cantante Morgan, a Camilleri, poi gli sketch con il fratello Beppe, la buona musica con Bublè, i Coldplay, Tony Bennet e la straordinaria Giorgia che chiude tutte le puntate con un revival anni ’60. Finalmente il servizio pubblico rende interessante la rete ammiraglia della Rai, che, di fatto, oltre lo show di Fiorello, non offre più nulla. Ma la cosa più bella è che lo spettacolo viene seguito da giovani e anziani: nipoti e nonni si siedono davanti al televisore per farsi due risate, come per riscoprire un legame, che con la generazione dei reality era venuta a mancare. E poi c’è da commentare l’intelligenza di Fiorello nell’usare i social network come Twitter: i giovani pubblicano video e imitazioni del comico, commentano con gli amici e una cosa del genere non era mai successa.
Al Grande Fratello, non resta che celebrare il proprio funerale, al quale parteciperò con sommo piacere.

giovedì 17 novembre 2011

Una nuova fase



da Akropolis Mag


di Marco Mitrugno 


BASTA CON LE SOLITE FACCE



Dunque, Mario Monti sarà il nuovo Presidente del Consiglio. Dopo le dimissioni di Berlusconi, ora l’incarico verrà dato all’ex rettore della Bocconi. Dalle 21.42 di sabato Berlusconi non è più il Presidente del Consiglio. Le reazioni sono state varie: chi accoglieva il passo indietro del premier con diplomazia e chi, invece, ha fatto partire trenini nella piazza del Quirinale. Atteggiamenti che non sono piaciuti ai più. C’era chi parlava della fine di un dittatore, un termine un po’ forte, visto che l’ex premier era arrivato a Palazzo Chigi grazie ai voti degli italiani. E poi foto sul web che dicono “Libertà” come se fino ad adesso eravamo costretti al coprifuoco. Altro gesto ‘strano’, è stato quello del lancio delle monetine, scena di craxiana memoria, che di fatto ci ha fatto rivivere un nuovo Piazzale Loreto. Un atteggiamento, un “italian style”, modaiolo, che porta l’italiano medio a schierarsi dove c’è l’odore della vittoria. L’Italia ha vissuto, su per giù, la stessa situazione con la caduta del fascismo, dove gli italiani passarono da un giorno all’altro, alla parte avversa. Ma ciò che lascia stupiti è l’atteggiamento del Pd: davanti alla sede dei democratici, sono state stappate bottiglie di spumante. Ma forse, dalle parti del partito di Bersani, non si rendevano conto che ora non esiste più nessun alibi. Adesso la sinistra non potrà più limitarsi a chiedere le dimissioni di Berlusconi, ora deve proporre programmi e misure credibili. E come ha detto il prof. Campi, l’appoggio di un “capitalista” da parte di Pd e Sel, sancisce una sconfitta culturale per chi ha sempre combattuto il liberalismo.
In più ci sono le posizioni del Pdl, che, adesso più che mai, sta vivendo una crisi d’identità: non sa dove andare. Il ‘camerata’ La Russa, insieme al fido scudiero Gasparri, vorrebbe andare ad elezioni anticipate. L’ala di Frattini è per l’appoggio al governo Monti, ma poi ci sono le dichiarazioni di Cicchitto riguardanti le nomine di ministri politici:”Nessun appoggio al buio”. Insomma, il partito dell’amore, ormai privo della figura di Berlusconi a Palazzo Chigi, è spaesato.
Ora si apre una nuova fase. Si è chiusa la Seconda Repubblica e si è aperta la Terza. Fase che deve essere diversa da quella che si è appena conclusa. Abbiamo imparato che non c’è bisogno di “messia”, ma di programmi, di programmi che devono essere realizzati e non solo illustrati. Una Terza Repubblica che deve avere una classe dirigente nuova: bisogna chiudere con le facce vecchie, che vediamo ormai da trent’anni. E’ ora che si dia spazio ai giovani. Ovviamente, non si può avere un ricambio generazionale completo, però cominciare a non vedere più i vari Cicchitto, D’Alema, La Russa sarebbe un passo in avanti molto importante. Nella Terza Repubblica, i giovani devono rendersi protagonisti; devono credere nei sogni, devono credere nelle idee che diventano azioni. Inoltre si dovrà mettere da parte la demagogia e il populismo: non ci dovrà più essere spazio per movimenti populisti come Idv e Lega.

lunedì 14 novembre 2011

Frattini, La Russa e il Governo tecnico


da Akropolis Mag

di Marco Mitrugno

CON BERLUSCONI A CASA, SCOPPIA IL CAOS TRA I PARTITI

“I fascisti mandano tutto all’aria”. Così ha tuonato Franco Frattini, ministro degli Esteri dell’ormai defunto governo Berlusconi. Frattini si è scagliato, nei corridoi della Camera, contro la componente ex An che non vuole appoggiare un governo tecnico guidato da Mario Monti, ma che preferisce andare al voto anticipato. Quindi guerra interna tra La Russa, Gasparri, Meloni e Matteoli contro gli ex Forza Italia che, a questo punto, preferiscono sostenere un governo tecnico, pur di rimanere ai posti di comando. Ed ecco che le profezie si avverano: in molti avevano pronosticato che dopo la caduta di Berlusconi, nel Pdl sarebbe scoppiata una sorta di guerra civile. E così è stato. Intanto, però, La Russa ha risposto alle accuse di Frattini, dicendo di conoscere il ministro degli Esteri e chiedendosi se fosse un militante comunista.
Ma tra una litigata e l’altra continua il dibattito sul governo tecnico. Il Terzo Polo insieme a Pd e una parte del Pdl, sono sicuri che la scelta di un governo di transizione con a capo il professor Monti, sia la cura migliore per un’Italia che ha delle malattie profonde da curare. Dall’altra parte la Lega e l’Italia dei Valori, hanno dichiarato che siederanno tra i banchi dell’opposizione, ritenendo che la strada maestra in questo momento sia quella del voto anticipato, anche se Bossi è stato presente ad un vertice a Palazzo Grazioli.
Ora c’è da capire se una maggioranza che va dal Pdl al Pd, sia capace di approvare le riforme richieste dall’Europa. Per esempio: il Pdl e il Terzo Polo, sono d’accordo sull’innalzamento dell’età pensionabile. Il Pd lo è? A quanto pare no. Il partito di Bersani è spaccato in due, con una parte a favore delle richieste della BCE, dove c’è gente come Colaninno o Letta; dall’altra c’è l’ala di sinistra, che strapperebbe la lettera inviata a Bruxelles da Berlusconi, con gente come Fassina. Inoltre, una riforma di cui ha bisogno il Paese è quella elettorale. I partiti, dopo tante parole spese, avranno il coraggio di cambiare la legge elettorale, tornando alle preferenze. E, ultimo punto, si avrà il coraggio di tagliare i costi della politica, partendo dall’abolizione delle Province? Da qui si capirà se i partiti avranno il coraggio di cui c’è bisogno in questo momento di grande difficoltà. 

lunedì 7 novembre 2011

Bersani riempe piazza S. Giovanni, ma non fa proposte credibili



da Akropolis Mag


di Marco Mitrugno


IL PD IN PIAZZA: TANTO FUMO E NIENTE ARROSTO



“In nome del popolo italiano”. E’ stato questo lo slogan scelto dai democratici per la manifestazione di sabato scorso a Roma. Manifestazione che voleva offrire la ricetta (dal punto di vista del Pd) alla crisi globale che sta attanagliando i bilanci degli Stati europei e non solo. Una folla immensa, gli iscritti e i simpatizzanti del partito di Bersani si sono riuniti nella piazza che il 15 ottobre è stato il teatro degli scontri tra black bloc e forze dell’ordine. Una folla, però, che non era lì per fare proposte, ma era lì ancora una volta per contestare Berlusconi. Attenzione, non so se vogliono prendere le difese di Berlusconi, anzi. Ma il premier è ormai morto politicamente e insieme a lui è morto l’antiberlusconismo.
In questo periodo l’Italia ha bisogno di riforme strutturali, non di partite di ping-pong, dove una parte scarica sull’altra le responsabilità della crisi. Il Bersani che ha parlato ieri dal palco della piazza sembrava quello che appare su Sky, lo “sgommato”, che non offre soluzioni, ma è ossessionato dalle dimissioni di B. E in effetti anche Silvio non ha cambiato copione: “Vado avanti. Ho i numeri”. Sembrava di essere sintonizzati su un canale satellitare. Il Pd, ha fatto una secca svolta a sinistra: ha accusato le destre europee di essere le responsabili della crisi; Bersani ha parlato di socialdemocrazia; ha attaccato la Merkel e Sarkozy, aizzando il popolo democratico, ma non ha offerto soluzioni. Non si è sentita una parola riguardante l’occupazione giovanile, non si è parlato di privatizzazioni, di liberalizzazioni. Ed allora una cosa è certa: Bersani non ha parlato in nome del popolo italiano: al massimo avrà parlato a nome della CGIL, che si ostina a dire “NO” ad ogni proposta che viene fatta.
A questo punto riesce difficile vedere il Terzo Polo convergere con il Pd: ci sono delle differenze abissali. Per esempio, la coalizione che racchiude Fli, Udc, Api e Mpa è a favore dell’innalzamento dell’età pensionabile. Il partito di Bersani è spaccato a metà: da una parte ci sono le anime più liberali (vedi Renzi), dall’altra c’è l’ala che vuole mantenere aperti i rapporti con Vendola, Di Pietro e la CGIL, perché ne sono a conoscenza dalle parti dei democratici: se il partito si schierasse a favore della riforma previdenziale, i voti provenienti dalla CGIL e dalla franchigia più a sinistra dell’elettorato Pd, andrebbero a finire nelle mani di Sel, che sarebbe fiero di arrivare intorno al 15%.
E proprio a proposito della spaccatura interna al Pd, bisogna fare una breve analisi. Ad oggi non possiamo sapere se Renzi sia un demagogo o meno, lo scopriremo con il tempo. Certo è che l’atteggiamento di molti militanti del Pd sia anti-democratico, da vecchio Partito Comunista, dove chi dissentiva dalla linea ufficiale veniva cacciato senza diritto di replica. Questo la dice lunga sull’aspetto conservatore che ha il partito e la sua base: dal loro punto di vista l’economia va rilanciata con una politica neo-statalista. Ma forse, sono poco informati, perché dovrebbero sapere che sessant’anni di politica statalista e dissennata ci ha portato in questa situazione, sull’orlo del baratro.
Infine, si apprende che il Pd sta pensando di presentare una mozione di sfiducia. Forse una mossa sbagliata, visto che si permetterebbe a Berlusconi di rinascere nuovamente. Ma tant’è che dalle parti di piazza Sant’Anastasia stanno pensando a questo.
Un ultimo appunto: caro Gigi Bersani, la smetta di usare quel “compagni”, è un termine anacronistico; lei non è il leader del mitico Pci, ma del Pd, un partito che non sa dove andare. 

giovedì 3 novembre 2011

Italia nel baratro, la soluzione sono le riforme condivise


da Akropolis Mag

di Marco Mitrugno

Dopo l’annuncio da parte della Grecia, riguardante il referendum sul pacchetto di aiuti europei, l’Italia è entrata ufficialmente nel baratro. No, non è terrorismo, è la realtà: ieri la borsa di Milano ha chiuso con -6,8% e lo spread ha toccato quota 4,59%. Record storico. Subito è suonato l’allarme al Quirinale: Napolitano ora punta alle larghe intese e quindi a riforme condivise. Berlusconi è rientrato anzitempo a Roma, dove ha riunito i ministri e, forse, si è reso conto della gravità della situazione.

Tutte le forze politiche si sono rese disponibili per aprire un confronto (strano ma vero). La crisi sta uccidendo l’Italia e finalmente se ne sono resi conto tutti quanti. Certo c’è chi chiede le elezioni anticipate, ma questa strada non sembra quella giusta: in primo luogo perché l’Italia ha bisogno di riforme immediate che diano risposte ai mercatie andare alle elezioni significherebbe perdere altro tempo; in secondo luogo non dimentichiamo che ci sarà il referendum sulla legge elettorale e quindi tutti i politicanti che sono in procinto di lasciare il parlamento (e che con molta probabilità non vi faranno ritorno) hanno tutto l’interesse di andare alle elezioni con questo sistema elettorale. Ed allora, in questo momento storico, l’unica via percorribile sembra sia quella di un governo tecnico, che affronti i problemi e arrivi alle riforme condivise. Ora come ora, è inutile che Berlusconi continui a spacciare fumo dicendo che si faranno le riforme: il governo non ha i numeri per approvare provvedimenti importanti come quello riguardante i licenziamenti.
Per fortuna c’è Napolitano, che rende l’Italia credibile davanti agli occhi dell’Europa, anche se lentamente il nostro paese sta imboccando la strada che porta alle condizioni della Grecia.