di Marco Mitrugno
Il risultato del referendum del 12 e 13 giugno, oltre ad aver fatto registrare la voglia di cambiamento da parte degli italiani, ha sancito una determinata linea rispetto a tre questioni particolarmente importanti: la gestione dei servizi idrici, il ritorno alla produzione di energia nucleare, il legittimo impedimento. In tutte e tre i casi ha vinto la linea del SI: i servizi idrici non sono stati privatizzati, l’energia nucleare non tornerà mai più in Italia e il legittimo non potrà essere usato dalle più alte cariche dello stato. Dei tre citati, il caso che ha maggiore importanza è quello riguardante la produzione di energia elettrica, in modo tale da soddisfare il fabbisogno energetico nazionale. La strada del nucleare non è più percorribile, quindi si stanno focalizzando fondi e proposte sulle energie rinnovabili.
L’energia rinnovabile che sta trovando maggiore consenso in questo periodo è il fotovoltaico, che, in particolar modo nelle regioni del sud, sta invadendo le campagne, aiutato anche dalle pale eoliche. Sulle energie rinnovabili bisogna fare un’attenta analisi, non di parte, ma oggettiva, cosa che non è stata fatta per il nucleare; si devono studiare i pro e i contro, quali sono i punti a vantaggio e quelli a svantaggio. In poche parole, non ci si deve far influenzare da un punto di vista ideologico, per il quale o si è del tutto a favore o si è del tutto contrari.
Per analizzare minuziosamente il fenomeno fotovoltaico, si potrebbe prendere in considerazione la Puglia ed in particolar modo il Salento, le cui campagne non sono più luogo di coltura di pomodori ed ortaggi vari, ma sono dimora di migliaia di pannelli fotovoltaici, installati da multinazionali, che molto spesso violano la regolamentazione e molto spesso si assiste a qualche sequestro di campi di pannelli solari. Nella regione governata da Vendola (da sempre sostenitore delle energie rinnovabili) i contadini e chi possiede i terreni, li vende o li affitta alle multinazionali (che arrivano anche dal Giappone), facendo installare distese di pannelli, che producono energia, che poi viene rivenduta. Praticamente le campagne del brindisino, del tarantino e del leccese, sono sempre meno adibite alla coltivazioni di prodotti tipici, ma con il passare del tempo diventano meta preferita per chi investe nel settore delle rinnovabili. Un esempio su tutti: Monte Sant’Eleuterio, è un’altura che si trova nel basso Salento, nei pressi di Matino, in provincia di Lecce. In passato era casa di numerosi alberi d’ulivo secolari, che sono le piante caratteristiche di quella terra. Ora la collina non è più ricoperta da ulivi, ma da pannelli fotovoltaici.
Il paesaggio pugliese rischia così di perdere la bellezza di cui è sempre stata dotata, per i mancati controlli e per la sbagliata regolamentazione, che di fatto non pone limiti agli imprenditori, per salvaguardare l’ambiente. Da qui deve nascere lo stimolo per trovare nuove soluzioni e nuovi luoghi per l’installazione dei pannelli fotovoltaici; mete importanti potrebbero essere gli edifici pubblici. Se la “nascita”, di campi fotovoltaici, dovesse continuare imperterrita, la Puglia andrebbe incontro alla distruzione del proprio paesaggio.