domenica 27 marzo 2011

L'Italia dei Disponibili


di Marco Mitrugno

Hanno salvato il governo lo scorso 14 dicembre e adesso tengono Berlusconi sotto scacco. Come se non bastasse adesso possono vantarsi di avere un ministro (e che ministro!): sono i Responsabili, i vari Scilipoti, Moffa, Siliquini e Sardelli hanno il potere di decidere se mandare a casa o meno Berlusconi e l'intero esecutivo.
E pensare che alcuni di loro fino a quattro mesi fa era sconosciuto e adesso ricatta Silvio per ottenere un posto nel governo.
Ma adesso hanno ottenuto quello che volevano (anche se alcuni rumors dicono che stiano pressando per raggiungere una poltrona da sottosegretario), i deputati Disponibili hanno il loro rappresentante all'interno del Consiglio dei Ministri: Saverio Romano. Praticamente abbiamo "perso" Bondi, ma abbiamo "acquistato" Romano. Sarai lui a dirigere il dicastero dell'agricoltura.
Ciò che fa più effetto è che quando c'erano i sospetti di una compravendita di parlamentari, Berlusconi diceva che era tutto infondato, che i deputati che cambiavano casacca lo facevano per senso di responsabilità (disponibilità) verso il paese, senza alcun tipo di spirito personalista ed arrivista. Poi però sono arrivati i mal di pancia: Razzi (ex Idv) chiedeva un spazio maggiore, perchè per più di qualche volta ha votato responsabilmente. Infine siamo arrivati a questo punto. Saverio Romano è ministro dell'agricoltura e (tanto per cambiare) è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa; naturalmente, come è sempre successo, l'intera coalizione di governo e la stampa vicina al Cav. si è scagliata contro la magistratura reazionaria, eversiva e comunista.
Peccato però che qualche perplessità l'abbia espressa anche il presidente Napolitano, chiedendo a Romano chiarezza sulla sua posizione di indagato.
Quindi ancora una volta il governo Berlusconi se ne frega della legalità e della questione morale. Ed è gravissimo notare questo atteggiamento nella società civile, dove c'è gente che si riempe la bocca di belle parole, ma che in pratica lascia da parte un valore importante, che dovrebbe essere fondante di un buon vivere civile, come quello della legalità. Per questo quella di oggi è l'Italia dei Disponibili.

venerdì 25 marzo 2011

Il primo canto


da "Il Futurista"


di Marco Mitrugno


Eccomi qua. Anch'io ho deciso di intraprendere questa avventura: quella di avere un blog su Il Futurista. Ho deciso di essere al fianco della nuova avventura editoriale di Filippo Rossi per un motivo molto semplice: rappresenta un giornalismo di parte, ma indipendente. So già che alcune mie vedute sono diverse da quelle che altre persone esprimono, ma allo stesso tempo sono a conoscenza del fatto che un confronto aperto e costruttivo fa solo bene.
Ho appoggiato subito l'iniziativa della nascita di una nuova voce all'interno della galassia di Fli e dopo aver visto la chiusura di Ffwebmagazine, che era stata una testata che ha fatto discutere, nel bene e nel male, pensavo che si fosse raggiunto il limite. Mi ero sbagliato (purtroppo). Infatti pochi giorni fa abbiamo assistito alla cacciata di Flavia Perina dalla direzione del Secolo d'Italia. L'ennesimo atto illiberale della "vera destra", verso chi ha deciso di dissentire, verso chi ha deciso di non omologarsi al sistema berlusconiano. Questo è uno dei motivi per cui ho deciso di chiamare questo blog "Lo Stonato", proprio in nome della pluralità di pensiero, in nome dell'anticonformismo che da sempre ha contraddistinto la destra italiana, in nome della"non omologazione".
Scrivere frequentemente su un blog è un impegno molto duro, non è facile comporre pezzi quotidianamente, ma ci proverò, così come ho fatto in passato per il vecchio sito web di Generazione Giovani.
Questo è solo il primo "canto" stonato di una lunga serie, spero solo di non annoiarvi con il mio pensiero.
Infine voglio ringraziare Filippo Rossi e tutta la redazione di questo nuovo webmagazine per lo spazio che mi stanno concedendo.

martedì 22 marzo 2011

Sul nucleare si apra un confronto costruttivo


di Marco Mitrugno


Nucleare sì, nucleare no. Il dibattito si infittisce con il passare dei giorni e anche il ministro Romani che era un nuclearista convinto, adesso ostenta qualche insicurezza.
Lo scrivo tranquillamente: sono sempre stato a favore della nascita di nuove centrali nucleari in Italia. Gli aspetti positivi ci sono e sarebbe da ipocriti trascurarli. Sicuramente dopo il disastro di Fukushima c'è bisogno di un confronto serrato e costruttivo, senza barriere ideologiche. Il "no" pregiudiziale dei dipietristi, dei grillini e di tutte le altre forze politiche che si oppongono alla costruzione di centrali in Italia, non fa accrescere il livello del dibattito e gli stessi movimenti si sono dimostrati maestri nella strumentalizzazione del drammatico evento. Ed è proprio quella della strumentalizzazione l'arma che non deve essere usata, perchè Fukushima non è paragonabile a Chernobyl e la centrale giapponese non è paragonabile a quelle che si vorrebbero costruire in Italia. I motivi principali per cui non è possibile trovare delle similitudini sono principalmente due: il primo è che la centrale giapponese è piuttosto vecchia; il secondo è che il tutto è stato scatenato da uno tsunami, non dal terremoto, al quale la centrale ha resistito. Una cosa è comunque certa: l'installazione delle centrali nucleari comporta dei rischi, è inutile negarlo. Per questo c'è bisogno di prudenza, di una lunga riflessione e nonostante non sia mai stato un antinuclearista, credo che un analisi approfondita ed uno studio dei sistemi di sicurezza siano dovuti. 
Come scriveva qualche giorno addietro Benedetto Della Vedova, l'evento giapponese impone prudenza e non il bando del nucleare dal nostro paese. D'altronde, come già scritto, ci sono alcuni aspetti positivi che non possono essere messi da parte. Per esempio l'indipendenza energetica dell'Italia, che è schiava degli altri paesi europei; la diminuzione delle emissioni di CO2. Questi sono solo due motivi che potrebbero portare alla scelta del nucleare. Un altro potrebbe essere la diminuzione dell'invasione dei pannelli fotovoltaici. Le campagne della Puglia e del Salento in particolare, sono state invase da pannelli fotovoltaici, che tolgono spazio all'agricoltura e ai prodotti tipici della nostra terra. E' di ieri la notizia che in provincia di Brindisi sono stati sequestrati cinque campi di pannelli fotovoltaici perchè dietro gli impianti c'erano le stesse persone; in più quello delle energie rinnovabili è un mercato che può essere facilmente assaltato (sta già accadendo) dalle cricche e dalla malavita. 
La mia non è una crociata contro le energie rinnovabili. Penso che debbano essere usate in maniera responsabile, per esempio installando pannelli solari su tutti gli edifici pubblici, risparmiando così soldi pubblici.
La questione del nucleare è molto delicata, è giusto muoversi con i piedi di piombo. Devono essere eseguiti ricerche approfondite e se sarà chiaro che il livello di sicurezza è alto, credo che l'Italia non potrà esimersi dal costruire nuove centrali. Pena sarà la dipendenza dalle altre nazioni e l'arretramento tecnologico e scientifico rispetto ai più importanti paesi d'Europa.

venerdì 18 marzo 2011

Fukushima impone prudenza, non il bando al nucleare in Italia

da Libertiamo.it

di Benedetto Della Vedova

Accorpare i referendum alle elezioni amministrative sarebbe stata una cosa doverosa, dal punto di vista della buona politica e del buon senso. Sperperare denaro pubblico per favorire la strategia astensionista è doppiamente colpevole: perché priva il bilancio dello Stato di risorse che avrebbero potuto trovare un impiego più produttivo e perché altera le condizioni del gioco elettorale, disincentivando di fatto la partecipazione al voto.
Tutto ciò non significa ovviamente condividere o sostenere il “sì” ai quesiti che andranno al voto il prossimo giugno. Neppure, per quel che mi riguarda, quello sul nucleare. Quella che il Parlamento ha approvato in questa legislatura è una legge pragmatica, che supera il divieto alla costruzione di nuovi reattori senza imporre né “precostituire” nulla e senza gravare il bilancio pubblico degli oneri per il rilancio del nucleare in Italia.  La legge definisce il quadro normativo entro il quale dovrebbe essere possibile, per gli operatori privati, prevedere eventuali investimenti, garantendo la trasparenza delle procedure e rispettando i protocolli di sicurezza.
Cancellare la normativa per tornare allo status quo ante equivarrebbe a rispondere ad un riflesso ideologico, antiscientifico e irrazionale.  Tanto irrazionale quanto sarebbe fingere che la catastrofe giapponese non abbia mutato la percezione del rischio nucleare e non imponga quindi l’onere di verificare – nuovamente e in modo ancor più approfondito  –  l’adeguatezza delle procedure di sicurezza e del sistema di controlli previsti per il “nucleare italiano”.
Ha quindi senso chiedere una pausa di riflessione. Non ne ha alcuno, al contrario, chiedere il rispetto di un principio di precauzione inteso nel senso della certificabilità del “rischio zero”, che è – come sa chiunque si occupi di questioni di sicurezza – scientificamente indimostrabile in qualunque campo, e non solo in quello nucleare.
Penso che il compito della politica, di fronte a sfide che si fanno sempre più complesse, ma anche necessarie, sia quello di rispettare la paura dell’opinione pubblica, ma di rispondervi in modo serio e razionale. Questo vale per l’immigrazione come per il nucleare o la ricerca biogenetica in campo agricolo o medico.
Il futuro energetico dell’Italia non dovrebbe diventare il terreno di scontri o rivincite squisitamente politiche. Dobbiamo innanzitutto aspettare di capire esattamente quali saranno state le cause e gli effetti del disastro nucleare nipponico, per capire se, quanto e come possa aiutare a migliorare le strategie di controllo previste per il nucleare in Italia.
Ma dire sì o no “al nucleare” come se non vi fosse alcuna differenza tra i diversi tipi di impianti in funzione nel mondo è un modo sbagliato e propagandistico per affrontare la questione. Continuo a ritenere che il no al nucleare plebiscitato dagli italiani nel 1987, dopo un incidente in una centrale inefficiente e insicura di un impero in disfacimento, non sia stata una scelta né razionale, né propizia. Il precedente di Chernobyl dovrebbe consigliare prudenza anche nei no “definitivi”.
Al di là dei tempi e dei modi per una prima nuova centrale italiana sarebbe sbagliato tornare ad escludere completamente dall’orizzonte delle possibilità energetiche per il nostro paese il ritorno al nucleare. Investire sulla ricerca e l’innovazione per ottenere energia dall’atomo, unitamente al risparmio e allo sviluppo di altre tecnologie, allo stato delle conoscenze resta una priorità non solo italiana, ma globale, per affrontare un futuro di crescita galoppante dei consumi energetici.