mercoledì 20 luglio 2011

Da via D'Amelio ad oggi


da Il Patto Sociale

di Marco Mitrugno

Il 19 Luglio 1992: in via D’Amelio, a Palermo, moriva Paolo Borsellino, magistrato antimafia. Ad ucciderlo fu la mafia stessa che Borsellino ha combattuto per tutta la vita, al fianco del suo amico e collega, Giovanni Falcone. Sono passati diciannove anni da quel giorno, ma nessuno dimentica il lavoro fatto da Borsellino in nome dello Stato e del rispetto della legalità, valore che sembra non esistere più nell’Italia del 2011, che in pochi evocano  e che tanti non rispettano. A partire dalla classe dirigente, da chi siede nei palazzi del potere e nelle stanze dei bottoni, da chi considera un eroe Antonio Mangano e da chi difende Alfonso Papa.

In nome di Paolo Borsellino deve tornare a vivere, ora più che mai, la legalità. In molti si riempiono la bocca con questa parola, ma poi in pratica c’è chi se ne infischia del rispetto delle leggi e delle regole. Come si può invocare la legalità, quando si ha un Presidente del Consiglio plurimputato, che rifiuta di farsi processare e che, continuamente, dice di essere bersaglio di un complotto organizzato dalla Magistratura comunista? Chi ci rimette la faccia è la gente onesta che lavora nel Parlamento, come nella Magistratura e negli altri luoghi del potere.

Basta leggere le dichiarazione di Berlusconi sul caso Papa: “Dobbiamo salvarlo”, alla faccia della giustizia e di ciò che ne consegue, o conoscere un po’ il ‘caso’ Cosentino: nei confronti del deputato e coordinatore campano del Pdl  sono stati emessi sette mandati di cattura, confermati in seguito dalla Cassazione, per traffico illecito di rifiuti campani dal quale trarrebbe benefici la camorra. Qualche giorno fa è tornato agli onori della cronaca il ministro Romano. Non per meriti riguardanti il suo lavoro di ministro dell’agricoltura, ma per i suoi presunti rapporti con la mafia. Romano,infatti, è stato rinviato a giudizio per concorso in associazione mafiosa. Il ministro è rimasto scandalizzato denunciando “un corto circuito istituzionale”, come se non bastasse, davanti alla richiesta di dimissioni dell’opposizione, nella quale c’è anche Fli, ha risposto con un secco no.

Qualche giorno addietro, c’è stata l’investitura di Angelino Alfano. Le parole che sono rimaste nella mente dei cronisti e di tutti gli uomini politici sono state quelle sul ‘partito degli onesti’ che il neo segretario pidiellino vuole costruire. Parole che hanno suscitato non poche perplessità, visti alcuni politici del Pdl, come Papa, Milanese, Cosentino, Dell’Utri e via discorrendo, tutta gente che, secondo la visione berlusconiana, è stata perseguitata dai compagni della Boccassini.
L’ultima prova è data dalle dichiarazioni di Giorgia Meloni, che si è sempre battuta per la legalità nella politica, ma che adesso dice che l’arresto per Alfonso Papa è ingiusto. In questa maniera sconfessa tutti quei ragazzi del movimento giovanile del Pdl, che ogni giorno si battono per la legalità, per pulire le istituzione dalle macchie che crea la criminalità organizzata. Loro che promuovono iniziative che mirano alla non candidatura di chiunque abbia avuto rapporti con la criminalità, ma che poi sono costretti a difendere chi della legalità se ne frega.

Per questo è importante ricordare Paolo Borsellino. Un uomo, un eroe, che ha dato la vita per difendere l’Italia dal male che la mafia rappresenta. In questi tempi, ora che il suo sacrificio sembra vano, c’è bisogno di ricordarlo con più forza, mettendo ai margini la gente che se ne infischia del rispetto delle regole e facendo risaltare chi ha la faccia pulita.

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